LE VOCI DELLA CURVA, .."intervista" dopo i fatti di Catania..

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Grifoni*Ovunque
view post Posted on 5/3/2007, 11:30




Varie Interviste di un "noto" compagno doriano, a diversi esponenti (ultras e non) appartenenti a curve diverse , sia ideologicamente che di colore che culturalmente...
Probabilmente un romano(giallorosso?) ..... un doriano ..una genoana...
Nel mare di assurdita' lette e sentite in questi giorni mi sembra un ottimo "documento" che riesce a mettere in risalto vari aspetti taciuti volontariamente e considerazioni d'interesse per tutti.
Se ritenete oppurtuno cancellate pure, o magari chiudete subito dopo l'apertura del post.. ne mettero' altre a riguardo.


Le voci della curva

Al pari di gran parte delle tifoserie più o meno organizzate anche gli “ultras” del Catania sembrano essere in gran parte egemonizzati dalla destra radicale. Un’egemonia forse più “culturale” che politica ma che, in ogni caso, potrebbe essere di per sé sufficiente per stigmatizzarne l’operato e sentirsi, al contempo, in buona pace con se stessi oltre a essere, una volta tanto, in sintonia con il vecchio marxismo che, in casi estremi, può sempre essere riesumato. Secondo non pochi sociologismi di maniera, infatti, gli ultras – fascisti non sarebbero altro che lumpenproletariat e a questo punto i conti sembrerebbero facilmente tornare. Forse fin troppo. Riedizioni moderne della Brigata dei Macellai, in fondo, sembrano avere ben poco di interessante da raccontarci in quanto facilmente ascrivibili a mera questione di ordine pubblico. A un esame solo leggermente più attento le cose sembrano essere un poco più complesse e degne di maggiore attenzione.
L’intervista che segue può essere considerata come uno dei punti di vista maggiormente presenti tra le tifoserie legate, in qualche modo, alle suggestioni della destra radicale. C., il nostro intervistato, un giovane operaio precario di 23 anni non svolge attività politica militante tuttavia alcuni tatuaggi, le spillette che adornano il suo bomber nero con l’immancabile tricolore oltre agli adesivi posti in bella mostra sul suo casco dicono chiaramente quali siano le preferenze politiche sue e del gruppo di tifosi nel quale “milita”.
Lo stadio e la curva sono sicuramente il terreno a lui più congeniale e il luogo in cui investe gran parte delle sue risorse ed energie senza tuttavia tirarsi indietro quando il gruppo sposta l’interesse dallo stadio verso gli immigrati, i militanti dei centri sociali o più in generale i rossi. Alle spalle ha un diploma di scuola media superiore e una normale famiglia proletaria, se è ancora lecito usare un simile termine, una delle tante che da tempo faticano ad arrivare alla fine del mese. Famiglia non particolarmente politicizzata ma che ha sempre votato a sinistra.
Cosa pensi di quanto è appena accaduto a Catania?
Che la polizia ha avuto quello che si meritava e che forse adesso la smetteranno di fare i prepotenti.”
Tu conosci i tifosi organizzati del Catania? Cosa pensi di loro?
“Personalmente non li conosco ma so chi sono, cioè so cosa pensano, come si muovono e come si comportano. So che sono dei bravi ragazzi molto fieri e che hanno un grosso seguito in città.”
Quindi, secondo te, l’intera faccenda in qualche modo è stata organizzata da loro?
“Non si può metterla giù in questo modo perché questo non ti dà l’idea di come funzionino veramente le cose e poi si finirebbe per circoscrivere l’intera faccenda allo stadio, cosa che non è vera perché è più giusto dire che intorno e dentro allo stadio finiscono per concentrarsi molte situazioni di scazzi e conflitti particolari e che lì possono essere affrontate in blocco. Guarda è una cosa molto semplice. Tu abiti in un posto, un altro da un’altra parte e quello da un’altra parte ancora però, in un modo o nell’altro, gli sbirri ti hanno rotto i coglioni e allora, invece di affrontarli singolarmente, in una situazione di debolezza, la questione te la risolvi allo stadio dove la forza che puoi mettere in campo è cento volte superiore. Questo per tanti motivi ma uno è il più importante. Allo stadio, quando partono gli scontri con gli sbirri, coinvolgi praticamente tutti perché, la maggior parte, non aspetta altro che togliersi qualche soddisfazione. Se fai la guerriglia in quartiere per loro è facile localizzarti e isolarti e in più sono capaci di mettere a ferro e fuoco l’intera zona, terrorizzando gli abitanti. Alo stadio, invece, lo spazio di manovra è molto più vasto e loro non possono rifarsi sugli abitanti, soprattutto contro i vecchi e le donne. Gli sbirri non sono solo infami ma dei vigliacchi cagasotto. Sono capaci a fare i grandi solo con i più deboli. Li hai mai visti quando vanno alla carica? Se la prendono sempre con le parti più deboli e indifese. Nei filmati queste cose non le fanno mai vedere ma non ha tanta importanza. La gente i segni che gli hanno lasciato addosso non se li dimentica facilmente. Possono raccontarla come vogliono ma a noi è capitato mica una volta sola di essere applauditi da tante persone che non c’entrano un cazzo con gli ultras solo perché ci hanno visto caricare e mettere in fuga gli sbirri. Cosa vuoi sono in tanti a pensare che è persino meglio avere un figlio frocio che un figlio celerino.”
Allora, se hai voglia, dovresti provare a spiegarmi un po’ più chiaramente in quali dinamiche tutto questo deve essere inserito.
“Ti premetto che non ho notizie di prima mano ma nonostante questo credo di poterti dire se non proprio come sono andate le cose, e anche se lo sapessi non te lo direi, in quale situazione sono maturate. Intanto cominciamo con il dire che loro possono anche raccontarla come vogliono, che si tratta di quattro teste calde, di gruppi isolati, di criminali e tutte ste cazzate qua, ma poi chi è che gli crede? Chi è che ha fiducia e sta con gli sbirri? Nessuno. Quello che si legge sui giornali o senti alla televisione sono solo chiacchiere che uno dice tanto per toglierseli dalle palle. È normale che se uno è intervistato da un giornalista gli dice quello che lui si vuol sentire dire. Mica è scemo. Gli dice quello che tutti sanno che bisogna dire in quei momenti. Magari dice anche che è una vergogna che si vada allo stadio armati e in tasca ha una lama tanta. Ma queste sono cose che non contano e appena giri l’angolo ti ci fai una risata. I giornalisti si credono furbi ma li stanno a prendere tutti per il culo. Lo sanno tutti che scrivono e fanno vedere solo quello che vogliono gli sbirri e per questo non gli crede nessuno. Quello che sto dicendo non sono esagerazioni, lo puoi vedere in continuazione. Ti ricordi la storia che è successa con la notizia del bambino morto durante il derby? Va bene era una bufala che non si sa neppure come sia nata ma, questo è l’importante, tutto lo stadio ha creduto a quello che la curva diceva e non si è minimamente inculato le smentite degli sbirri, del sindaco, del prefetto e di tutti gli altri paraculi. Solo Zamparini, il presidente del Palermo, ha avuto il coraggio e l’onestà di ammetterlo. Lo ha fatto in una trasmissione televisiva e tutti gli altri,che erano lì a dire le solite cazzate su di noi, non sapevano più da che parte guardare. Te lo ricordi il coro: infami, infami rivolto agli sbirri e a tutti gli altri e allora vedi che quello che gli ultras sono gruppetti isolati e senza seguito sono tutte cazzate. Loro possono anche dirle ma poi le storie vanno in un altro modo. Agli sbirri non ci crede nessuno e se magari non tutti li odiano, di sicuro non li amano. Almeno non dalle nostre parti. In questo non c’è niente di strano e di eccezionale, sono cose di tutti i giorni. L’unica differenza è che a Catania c’è scappato il morto, amen. Noi tutta sta gente affranta e addolorata non l’abbiamo vista. Da noi, nella nostra zona appena abbiamo saputo della notizia ci siamo ritrovati e abbiamo iniziato a festeggiare. Quando la gente ci chiedeva che cazzo avevamo da essere così allegri glielo dicevamo, e il risultato è stato che erano più che quelli che andavano a cercarsi una birra che quelli che se ne andavano indignati. Anzi, di indignati non ne ho visti proprio, se non si fermavano era solo che avevano qualche impiccio da sbrigare. E non ti parlo solo di pischelli ma di padri di famiglia. Qua la polizia non la può vedere quasi nessuno. Questa è la reazione che ho visto.”
Ok, ma a me interessa capire perché e in che modo si tratta di qualcosa di più di un incidente da stadio?
“Vedi, per capirlo veramente non ti devi limitare a vedere le cose dello stadio e a considerare queste come qualcosa che nascono e muoiono lì. Lo stadio, la curva, la maglia è il punto d’arrivo ma anche di partenza di tante altre cose che hanno a che fare con tutta la nostra vita, quella di tutti i giorni. Spesso ci chiamano ragazzi da stadio, ragazzi delle curve ma è una cosa sbagliata. In questo modo si finisce per pensare che tutto ruoti intorno alla dimensione stadio mentre, in realtà, questo è solo una parte, e forse neppure la più importante, di quello che siamo. È la più nota per il semplice fatto che stampa e televisione, per criminalizzarci, la mettono continuamente in primo piano. Allora sì, per tornare a Catania, non è assolutamente improbabile che, in molti, abbiano colto quell’occasione per risolversi una questione con gli sbirri che stava andando avanti da tempo. I tifosi organizzati possono anche essere quelli che hanno dato fuoco alle micce ma, come del resto si vede bene dai filmati, quella che è scoppiata è stata una rivolta, non proprio di quattro gatti e questo non so come abbiano ancora il coraggio di dirlo, che sicuramente covava da tempo e che in quell’occasione è scoppiata. Tu mi chiedi quanto, in tutto questo, i gruppi di tifosi abbiano avuto un ruolo ma se tu poni la domanda in questo modo vuol dire che non hai nessuna idea di come girano le cose e, scusami, mi viene anche da domandarmi in che mondo vivi. Io sono un tifoso e ok, ho il mio gruppo chiamiamolo dello stadio e ok ma questo gruppo, diciamo noi, non è che sta sulla luna, ma vive in mezzo agli altri. Noi siamo tifosissimi, altri lo sono un po’, altri ancora non gliene frega un cazzo del calcio. Fino qui mi segui? Bene. Però tutti ci conoscono e sanno che non siamo tipi da tirarci indietro, su niente. Con tutti gli altri, tifo o non tifo, condividiamo le stesse cose. Lavori del cazzo, soldi che non ci sono, immigrati e negri che fanno i padroni nei nostri quartieri, sbirri che ci rompono i coglioni dalla mattina alla sera, giornalisti e politici, tutti servi dei comunisti, che ci disprezzano. Abbiamo gli stessi problemi e, nelle cose che contano, la ragioniamo allo stesso modo. La storia dello stadio la devi capire a partire da qui. Ti faccio un esempio. Se organizzo una trasferta e il mio scopo è attaccare quelli dell’altra tifoseria di ragazzi che mi seguono ne posso trovare cento, duecento qualcuno in più se voglio proprio essere ottimista. Quelli che vengono a informarsi la prima cosa che mi chiedono è: cosa volete fare? Perché se la trasferta si limita, al massimo, a qualche scontro con gli altri tifosi la maggior parte se ne rimane a casa ma se ci sono buone possibilità che si vada a uno scontro con gli sbirri, che si possano assaltare negozi, supermercati e far cagare un po’ sotto tutti gli stronzi in giro a fare shopping allora non mi bastano i pullman. Si parla tanto di strumentalizzazioni da parte delle curve dei tifosi e soprattutto di quelli più giovani, non so con che pischelli hanno a che fare questi giornalisti perché quelli che conosco io se non hanno almeno una mazza da baseball a portata di mano non vanno nemmeno al bar e se non c’è da spaccare, rompere e menare non gli viene nessuna voglia di muoversi.”
Quindi, secondo te, lo stadio assume quell’importanza perché, per ovvi motivi, diventa una vetrina la cui cassa di risonanza è garantita?
“Sì ma non nel modo in cui solitamente viene detto. Non ce ne frega un cazzo di finire alla televisione o sui giornali e neppure, come un sacco di cazzoni ripete in continuazione, di fare casino per poterci poi esaltare guardandoci per televisione. Quello che ci frega è dire a tutti quelli che si comportano come se non esistessimo: eccoci qua. Non solo esistiamo ma siamo in grado di spaccarvi il culo come e quando ci pare, siamo qua, se proprio ci volete provate a venirci a prendere. Non ci interessa la notorietà, questa ve la lasciamo tutta, quello che ci interessa farvi capire che non solo esistiamo ma che i conti con noi dovete farli per forza, altrimenti continuerete a svegliarvi in mezzo a un incubo.”
Continui a usare con una certa insistenza il noi dando la chiara impressione di volerlo sovraccaricare di un significato particolare. Perché, anche quando parli di te, usi sempre il plurale?
“Sì, uso più volentieri noi invece che io perché per tutti noi è molto importante e fondamentale il senso della comunità. Noi esistiamo se esiste la comunità al di fuori della sua dimensione non esiste nulla. Solo la disperazione.”
Ma che cosa vuol dire essere una “comunità”?
“Per prima cosa vuol dire considerare tutti quelli come te dei fratelli e delle sorelle nei confronti dei quali sei disposto a mettere in gioco tutto, anche la vita perché uno che muore per la sua comunità non muore mai, è sempre con lei. Il suo nome è scolpito nei cuori di tutti i fratelli e le sorelle che lo ricordano sempre, non solo nel momento del Presente. La comunità è quella che ti rende vivo, che ti dice che esisti. Vivere la dimensione comunitarista vuol dire avere un’identità una Patria e una Nazione della quale vai continuamente orgoglioso e fiero. Difendi e affermi il tuo essere bianco e italiano, che sono le cose che contano di più. Noi andiamo molto fieri di questo e soprattutto, al contrario di quei fighetti stronzi dei no global, dei nostri soldati che difendono nel mondo la nostra identità nazionale. Anche i martiri e gli eroi di Nassirya appartengono idealmente alla nostra comunità e meritano il Presente.”
Tutto questo, però, come si concilia con la vostra spiccata predisposizione ad attaccare e a scontrarvi con le forze dell’ordine? Non è una palese contraddizione inneggiare e identificarsi da un lato con i Carabinieri, i Paracadutisti, i Fanti della Marina, i Lagunari e via dicendo mentre, in contemporanea, allo stadio e nella vita quotidiana assumerli come uno dei vostri principali nemici?
“Che c’entra, sono due cose diverse. Lì c’è di mezzo l’Italia e il tricolore. Il tricolore è nostro come sono nostri i soldati che combattono. Lì c’è di mezzo la Patria e la lotta per la supremazia della razza bianca, sono queste cose che i soldati difendono. La loro guerra è anche la nostra perché se loro combattono lontano da casa noi lo facciamo ogni giorno qua, nei nostri quartieri, nei nostri territori difendendoci dagli stranieri e tenendoli al loro posto. Noi, come loro, ci sentiamo in prima linea nella difesa della nostra identità e per questo non può che esserci una totale identificazione con loro. E poi il soldato è una cosa, lo sbirro un’altra. Molti miei amici hanno fatto il militare, e qualcuno c’è anche rimasto, nei parà o nei lagunari, mica per questo sono diventati degli sbirri.”
Però, di solito, tra la destra e le forze dell’ordine è sempre corso buon sangue. Non è un po’ un controsenso questo vostro odio viscerale verso la polizia? Di solito i leader dei vostri gruppi sembrano avere idee e apprezzamenti molto diversi nei confronti delle forze dell’ordine e, anzi, le considerano un settore particolarmente importante per loro in quanto, secondo il loro punto di vista, tra forze di polizia e destra politica ci sono delle obiettive affinità. In che modo vi barcamenate in una simile situazione?
“Ma vedi questo è anche un po’ il motivo per il quale io e anche molti altri in certe storie ci va bene starci ma senza aderire del tutto a qualche movimento politico. Noi siamo una cosa, mi riferisco al mio gruppo e a tutti quelli come me, fatto in un certo modo, con certi legami e molte cose che dicono e organizzano questi gruppi politici ci stanno bene e ci va di farle anzi, tante volte, le facciamo senza neanche dirgli niente. Per dare la caccia agli immigrati e tagliare o sprangare qualche rosso non abbiamo bisogno che ci spieghino loro come e quando lo dobbiamo fare. Però oltre a questo non è che ci troviamo tanto. Anche se dicono di stare e di essere come noi la maggior parte di loro, cioè i politici veri e propri, sono fatti della stessa pasta di quelli che noi odiamo. Non abitano nelle nostre zone e si vede che sono più abituati a portare la giacca che la nostra divisa. Quando si vestono da skinhead sembra che si mettano il vestito della prima comunione. Gli anfibi sono lucidi e senza crepe e i bomber inamidati. Non ci vuole tanto a capire che si vestono così per sembrare come noi ma, si vede benissimo che tra noi e loro c’è un abisso. Ma non è solo questo a renderci molto diffidenti nei loro confronti. La differenza grossa c’è per il rapporto che loro hanno con gli sbirri. Ora a me può anche andare bene che tu hai delle maniglie con questi e allora puoi avere delle coperture ma quello che non mi va bene e che non posso proprio accettare è che siano gli sbirri a dirigere tutte le faccende. Per me e tutti quelli come me l’offesa maggiore che puoi fare a uno è dirgli che è frocio, cornuto e sbirro e tra le tre, sbirro è l’offesa peggiore. Questi gruppi, invece, considerano gli sbirri il loro referente principale e a noi questo non può stare bene perché con gli sbirri hai a che fare tutti i giorni e loro stanno sempre dall’altra parte. Già con le storie del G8 erano nati dei problemi.”
Perché e per quali motivi?
Cosa è successo lo sanno e lo hanno visto tutti. Quelli che pensavano di essere i nostri capi erano tutti esaltati perché dicevano che avevano fatto un buon lavoro e che i nostri camerati ormai in molti gruppi erano diventati la forza principale e che i tempi erano maturi per un governo forte e anticomunista. La maggior parte di loro stravede per Berlusconi che considerano il nuovo Duce. Io l’unica volta che ho visto da vicino qualcuno dei giovani azzurri mi è venuto l’istinto di tirare fuori la lama. Se i rossi e i negri mi stanno sul cazzo questi mi fanno addirittura vomitare. Cosa cazzo hanno a che spartire con noi questi fighetti figli di papà non mi riesce proprio di vederlo. Loro e tutte quelle troie che gli girano intorno e che ti guardano come se fossi un animale da circo non li voglio avere vicini nemmeno se mi danno dei sacchi. Mi viene solo voglia di entrargli in casa per saccheggiare i loro appartamenti di venti stanze. Loro non stanno in cinque in quattro vani e alla sera per uscire prendono la Porsche di papà e la carta di credito della mamma. Stronzi. Con loro, come con gli sbirri non possiamo averci a che fare. Noi le nostre cose sul G8 le abbiamo dette con molta chiarezza quando, all’Olimpico, abbiamo esposto uno striscione in onore di Carlo Giuliani. Uno che stava dall’altra parte ma che comunque è pur sempre stato ucciso dai boia della polizia, mentre si stava battendo per i suoi ideali. Carlo Giuliani era un sì nemico ma uno che allo stesso tempo merita un grande rispetto. Per gli sbirri, morti o vivi, invece non ce ne può essere. Loro non hano nessun ideale, sono solo dei mercenari. Noi non abbiamo fatto festa quando abbiamo visto cosa facevano ai manifestanti di Genova, anche se erano dei rossi. Per questo con i gruppi politici di destra e soprattutto con i loro capi non ci piace avere rapporti tanto stretti e organizzati. E poi a noi non piace essere comandati da qualcuno che non si è guadagnato sul campo il diritto di comandare. Mi sta bene avere un capo, ma devo essere io a scegliermelo e lo faccio perché so quello che vale non perché è dirigente di questo o segretario di quello. Ma in azione chi lo ha mai visto? Magari è uno studentello esaltato che le lame le ha viste solo al cinema e se gli dai una mazza da baseball non sa nemmeno come impugnarla. E poi questi dicono sempre bisogna fare di qua, fare di là ma se c’è da attaccare un centro sociale non li trovi più. Tante volte ho l’impressione che più che altro ci vogliano usare per le loro storie e poi, al momento buono, scaricarci e buttarci in pasto ai governanti e agli sbirri. Noi combattiamo per il nostro popolo ma gli sbirri lo sappiamo bene stanno sempre dall’altra parte.”


Ed è intorno alla “questione polizia” che molti nodi vengono al pettine. Una modesta inchiesta “a caldo” condotta a Genova tra i “ragazzi da stadio” sui fatti catanesi ci restituisce un’immagine di alcuni mondi sociali ben distante da quella che media, politici e gran parte dell’intellighenzia si sono affrettati a mostrare. Nel primo caso a parlare è R. un ragazzo di 27 anni, un operaio legato a una tifoseria antifascista e ideologicamente molto distante dalle retoriche che fanno da sfondo alla tifoseria catanese. L’intervista avviene la sera di venerdì 2 febbraio poche ore dopo gli incidenti seguiti al derby Catania – Palermo all’interno di un locale pubblico abitualmente frequentato da “ragazzi da stadio” di tifoserie diverse ma sostanzialmente omogeneo sotto il profilo politico e culturale. Da ore la loro attenzione è rivolta ai servizi e alle notizie che in continuazione rimbalzano da Catania e i brindisi non sono mancati.
Così, a caldo, che cosa ti viene da dire su quanto è accaduto oggi pomeriggio?
“Intanto mi viene da pensare a tutti quei poveri ragazzi che sono finiti nelle mani degli sbirri. Non è difficile immaginare cosa gli staranno facendo. E poi, il morto, doveva proprio essere un bel cornuto se è voluto ritornare alla celere.”
Secondo te come si comporteranno i capi delle tifoserie? Collaboreranno con le forze dell’ordine oppure, anche a costo di rischiare delle gravi incriminazioni, faranno muro e non daranno alcuna indicazione utile alle indagini?
“Premesso che qualche mela marcia o qualcuno che si caga sotto può sempre esserci credo che non ci sarà collaborazione. Intanto, almeno da quello che le immagini televisive hanno fatto vedere, la dimensione degli scontri era talmente ampia che non credo sia facile circoscrivere a un’aria particolare quanto è accaduto. A quanto sembra di capire la cosa lì è nata sulla partita ma, nel momento in cui sono scoppiati gli scontri, sono intervenuti altre questioni che probabilmente hanno coinvolto tanti che del derby e dei tifosi palermitani non gliene fregava un cazzo ma quando si è trattato di attaccare la polizia non gli è parso vero. I tifosi catanesi, almeno quelli organizzati non sono molti ma lì c’era mezza città a fare gli scontri quindi credo che la storia sia un po’ più grossa. Quindi non è improbabile che, diciamo il colpevole, sia qualcuno che non è legato strettamente alla tifoseria e a questo punto anche se lo volessero avrebbero ben poco da collaborare. Poi c’è un’altra cosa importante da dire, una cosa che molti di noi hanno potuto constatare quando siamo andati giù in trasferta. Catania è una città socialmente sana e un catanese, come dicono loro, quando vede uno sbirro si scanta. Non gli piace avere a che fare con loro. Possono pensarla in modi diversi ma su certi principi sono uniti. Se la cosa fosse successa a Palermo probabilmente le cose andrebbero in modo diverso ma lì c’è la mafia che con gli sbirri è pappa e ciccia. A Catania, almeno da quel poco che conosco e che ho potuto vedere mi sembra che le cose siano diverse. Poi i tifosi del Catania sono quello che sono, tutti fascisti, ma questo è un altro discorso ma non per questo non dobbiamo essere solidali con loro.”
Ma questa non è una contraddizione? Voi, almeno i gruppi di tifosi che vi riunite qui, avete una matrice dichiaratamente di sinistra, com’è possibile esprimere solidarietà e, inutile far finta di niente perché da come state commentando le immagini lo si intuisce facilmente, una non poca ammirazione per quanto questi hanno messo in piedi?
Non è mica tanto difficile da capirlo. Le questioni con loro ce le vediamo tra noi, non è che all’improvviso mettiamo tra parentesi tutto e facciamo finta di niente ma di fronte alla polizia diciamo che è più che ragionevole sospendere le ostilità perché i fascisti veri sono gli sbirri. Il nemico sono loro. E adesso non li facciano passare per dei martiri. Vogliamo parlare di quello che è successo l’anno scorso durante Roma – Sampdoria?”
Cos’è successo?
“Come sempre hanno fatto presto a mettere tutto a tacere ma, se ti ricordi, anche il nostro presidente Garrone e il nostro direttore sportivo Marotta si erano incazzati non poco perché i sampdoriani, tutti i sampdoriani donne, anziani e minorenni per primi erano stati aggrediti e bastonati dal reparto mobile romano il quale, da sotto la divisa, prima di caricare ha tirato fuori il fazzoletto giallo rosso della Roma con sopra una spilletta con la testa di Mussolini.. L’odio nei nostri confronti non era dovuto semplicemente alla nostra fede calcistica ma al fatto di essere di Genova, una città tradizionalmente rossa e antifascista. Forse ci hanno caricati più perché rossi che blucerchiati. E non sono andati giù tanto leggeri. Mentre manganellavano oltre a inneggiare al Duce e alle camicie nere il loro slogan preferito era: uno,due, tre mille Carlo Giuliani. Oppure: dieci, cento mille Bolzaneto ma, i maiali, non scordavano neppure di ricordarci quello che avevano fatto alla Diaz. I pestaggi e le torture se li rivendicavano alla grande. Erano gli stessi che a Genova si erano particolarmente distinti nei pestaggi e nei rastrellamenti quando, chiunque secondo loro aveva la faccia da comunista, veniva preso e sminchiato. Posso ricordarti un episodio, uno tra i tanti del resto, che ho visto direttamente. Nonostante gli scontri fossero ormai cessati da qualche ora, i rastrellamenti continuavano. Una camionetta della polizia ha individuato tre ragazzine che, per come erano vestite e dall’aspetto, dovevano essere di qualche gruppo pacifista cattolico. Hanno inchiodato e sono scesi giù di corsa e gli si sono scaraventati addosso. Prima le hanno bastonate e, una volta a terra, le hanno prese a calci. Il tutto al grido di troie comuniste adesso vi stupriamo. Questi sono i celerini. Vogliamo forse dimenticarci che, quando se ne sono andati da Genova, hanno salutato la città con il saluto romano e cantando Allarmi siam fascisti. Quindi, se vogliamo parlare di fascismo, parliamo della polizia perché i fascisti sono loro. Con le altre tifoserie ce la vediamo per conto nostro, ma questo è un altro discorso. Chi, tutti i giorni, mi rompe i coglioni, in quartiere ma anche sul lavoro, non sono mica gli Irriducibili della Lazio o i Boys dell’Inter, sono le divise.”
Perché hai accennato anche al mondo del lavoro. Posso immaginare i problemi in quartiere ma in fabbrica?
“Anche tu dove cazzo vivi? In fabbrica, per un motivo o per l’altro, gli sbirri te li ritrovi sempre tra i coglioni. Se organizzi uno sciopero duro e picchetti gli ingressi, tempo dieci minuti ti arriva la Digos e puoi stare sicuro che entro un paio di giorni ti arriva un mandato di perquisizione. Oppure, se alla direzione o al capo dei guardioni gli viene in mente che gli operai stanno facendo qualche traffico, gli sbirri ti piombano in fabbrica e cominciano a perquisire tutto. Tre giorni fa hanno aperto la bellezza di 150 armadietti per cercare del rame che il capo dei guardioni diceva che era sparito. La questione della polizia non è solo una questione legata allo stadio è la realtà con la quale devi fare i conti tutti i giorni. La polizia è il problema.”

La seconda intervista avviene qualche giorno dopo e brilla per la sua sinteticità. A parlare è G. una tifosa rossoblu di 26 anni, operaia part time di un’impresa di pulizia da sempre presente nella “sua curva”.
Immagino che tu abbia seguito le vicende di Catania. Che cosa ne pensi?
“Guarda ti parlo perché ti conosco e so che non sei uno di quei giornalisti del cazzo, altrimenti ti avrei già mandato a fare in culo. Quello che ho da dire su Catania è poco ma molto chiaro: Ultras 1 Polizia 0. Noi, e siamo in tanti, non ci siamo dimenticati di Carlo e di tutte le altre porcherie che ci hanno fatto. Mi auguro solo che questo non sia che l’inizio. Voglio solo aggiungere la mia piena solidarietà per tutti gli arrestati di Catania. Forza ragazzi, tenete duro. Siamo tutti con voi. Morte agli sbirri.”
Per quanto in maniera sintetica le parole appena ascoltate raccontano qualcosa di non secondario dei nostri mondi. Gli Ultras e i gruppi di “tifosi facinorosi” non vengono da Marte ma dalle tante periferie metropolitane, non sono sottoproletari residui di un qualche processo di modernizzazione destinati ben presto a estinguersi e neppure quote minimali di una qualche nuova forma di esclusione sociale radicale ma corpose avanguardie di una condizione sociale, culturale ed esistenziale, dei mondi contemporanei.
A differenza del lumpenproletariat, tendenzialmente estraneo al ciclo produttivo, questi rappresentato una parte essenziale della forza – lavoro di cui l’attuale ciclo di accumulazione capitalistico non solo ha necessità ma un bisogno famelico. Per paradossale che possa sembrare non sono l’anomalia dei nostri mondi ma, almeno in linea di tendenza, la norma in cui quote sempre più ampie di popolazione flessibile e precaria è destinata a ritrovarsi. Uno specchio del futuro prossimo e non decomposizione di strati sociali espulsi dalla Storia. Ma allora questo è qualcosa che, per forza di cose, ci interessa da vicino soprattutto se, essere di sinistra, significa ancora qualcosa.
Da tempo il disinteresse della sinistra per la periferia è ampiamente noto ma non solo, ancora più suicida è il discorso che intorno alla periferia la sinistra ha contribuito non poco a mettere in circolo, ribaltando completamente il tradizionale approccio verso questi luoghi. In un’epoca neppure troppo distante le periferie o, più concretamente il quartiere operaio e popolare, erano i luoghi dove l’idea – forza di “un altro mondo è possibile” si materializzava in una progettualità politica e culturale che, senza mezze misure, si contrapponeva alla città legittima quella dei padroni, della borghesia e perché no, della polizia. Era da questi luoghi che prendeva forma il sogno di una cosa. Oggi, grazie all’ordine del discorso che soprattutto la sinistra ha contribuito a mettere in circolo, le periferie sono state cancellate dalla mappa politica della Storia e relegate a mera questione di salute pubblica. Dalle periferie non s’avanza uno strano soldato ma masse anonime e senza volto colme di patologie. Nella percezione degli abitanti del centro, i “cittadini”, le periferie sono i luoghi del disagio, del malessere, della micro criminalità, della delinquenza giovanile e così via. Nient’altro che il ricettacolo di tutti gli scarti che ogni processo di modernizzazione inevitabilmente si porta appresso. Ma, al contrario del rassicurante sottoproletariato classico, questi non sono destinati a scomparire, piuttosto a moltiplicarsi e a diventare, anche nei nostri mondi, la condizione di importanti quote di popolazione che il capitalismo globale non può estinguere perché ne ha un bisogno vitale. E con questi, piaccia o no, saranno in molti a dover fare i conti e non basterà certo la messa a punto di “stadi a norma” per risolvere la questione. Che una “norma” sia in grado di risolvere il conflitto sempre più dirompente, ancorché scomposto, delle nostre società è a dir poco grottesco. L’esplosione delle periferie francesi, del resto, è lì a dimostrarlo.

Edited by Grifoni*Ovunque - 5/3/2007, 11:41
 
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la peggio gioventù
view post Posted on 5/3/2007, 12:07




Solito articolo da giornalai, infami e faziosi.

Non ho nessuna voglia di fare l'elenco dei Martiri Fascisti uccisi dalle forze dell'ordine di questa repubblica antifascista, non meritano che il loro Sacrificio venga utilizzato in discussioni di così bassa lega.
 
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GruppoPennyMarket
view post Posted on 5/3/2007, 12:25




la fonte?
 
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la peggio gioventù
view post Posted on 5/3/2007, 12:28




Emilio Quadrelli per Information Guerrilla
 
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Grifoni*Ovunque
view post Posted on 5/3/2007, 12:45




La Peggio,
Come ho premesso , queste interviste le ha fatte un compagno, la prima in particolare fatta un ragazzo romano e' ovvviamente un po' "provocatoria" , questo non toglie che lui e' "libero" di esprimere cio' che pensa,e mi sembra che con le sue ovvio ( per me ) contraddizioni riesca a farlo bene descrivendo in parte da dove nasce questa avversione per le forze dell'ordine da parte di un "proletariato" magari periferico e fino a poco tempo fa "invisibile"..
Le tue considerazioni sulla repubblica antifascista mi fanno un po' sorridere, anche perche' mi sembra che l'intento di questa intervista non era assolutamente quello di mettere in contrapposizione morti o che altro..le posizioni che abbiamo forse non c'e' bisogno ogni volta di confermarle o ripeterle.
Questo non toglie che alcune domande/considerazioni siano ovviamente ( visto chi le pone ) con un punto di vista preciso "militante" e magari come dici tu fazioso, ma non certo infame!
Ad ogni modo queste passano in secondo piano, a pare mio, nel complesso della globalita' di contenuti dell'intervista stessa.

magari ..rileggilo..
ciao

ps
mi e' stato mandato via email, ma credo che si possa trovare su "informationguerrilla.org"
 
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Genoa1893
view post Posted on 5/3/2007, 13:08




mi trovo d'accordo con La Peggio..sempre la solita solfa.
troppo incentrato sulla politica, brano assolutamente fazioso e costruito, a mio parere.
sarebbe stata più "carina" un'intervista stile le Iene coi bresciani..ma tant'è non vi riesce mai andare "oltre".
 
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la peggio gioventù
view post Posted on 5/3/2007, 13:23




L'ho riletto ed è sempre peggio, degno di un provetto giornalaio di regime.
Ma come possono andare oltre, hanno i loro dogmi fondati sul niente e non possono che conviverci 365 giorni l'anno...

I FASCI SONO AMICI DEGLI SBIRRI.

Genoa1983 a che ora siamo a cena dal maresciallo venerdì? :shifty: :woot:

 
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Genoa1893
view post Posted on 5/3/2007, 13:25




CITAZIONE (la peggio gioventù @ 5/3/2007, 13:23)
Genoa1983 a che ora siamo a cena dal maresciallo venerdì? :shifty: :woot:

sì infatti, non potevano intervistare me? image image

mmhh se non sbaglio domani sera!
oggi passo in caserma e chiedo per sicurezza!
..intanto consulto anche due fascicoli..tanto ormai siamo di casa.
 
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la peggio gioventù
view post Posted on 5/3/2007, 13:52




CITAZIONE (Genoa1893 @ 5/3/2007, 13:25)
sì infatti, non potevano intervistare me? image image

mmhh se non sbaglio domani sera!
oggi passo in caserma e chiedo per sicurezza!
..intanto consulto anche due fascicoli..tanto ormai siamo di casa.

No, domani sera non ci sono, ho una riunione con i servizi deviati...
Fai le mie scuse al maresciallo e mi raccomando gli omaggi alla sua signora!

Avvertenza; dopo aver consultato i fascicoli metti tutto a posto e passa lo straccio...ricordati che noi siamo i SERVI dei SERVI dei SERVI :B):
 
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Genoa1893
view post Posted on 5/3/2007, 13:58




CITAZIONE (la peggio gioventù @ 5/3/2007, 13:52)
CITAZIONE (Genoa1893 @ 5/3/2007, 13:25)
sì infatti, non potevano intervistare me? image image

mmhh se non sbaglio domani sera!
oggi passo in caserma e chiedo per sicurezza!
..intanto consulto anche due fascicoli..tanto ormai siamo di casa.

No, domani sera non ci sono, ho una riunione con i servizi deviati...
Fai le mie scuse al maresciallo e mi raccomando gli omaggi alla sua signora!

Avvertenza; dopo aver consultato i fascicoli metti tutto a posto e passa lo straccio...ricordati che noi siamo i SERVI dei SERVI dei SERVI :B):

non mancherò!
beh quello era sottointeso, poi magari lucido pure un pò le scarpette ai vari carabinieri..sai com'è..a noi piace l'ordine, ma pure la pulizia!

:rolleyes:
 
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Ombra sul molo
view post Posted on 5/3/2007, 17:40




L' ho letto tutto con attenzione.

Le tre interviste sono sicuramente ficcanti, a tratti ho l' impressione che siano state un po' spettacolarizzate per tirare acqua al proprio mulino accentuando volutamente quelle risposte che evidenziano un vuoto logico imbarazzante.

Ma al di là dell' impatto non vedo questi contenuti per cui entusiasmarsi. Che oggi gli scontri con la polizia negli stadi siano espressione di un conflitto extracalcistico lo sanno anche i sassi. Ai tempi della rivolta nelle Banlieues parigine i ragazzi francesi dicevano esattamente le stesse cose sui comportamenti della polizia, sul fare i conti con la realtà delle periferie, eccetera eccetera che si leggono in queste interviste.
Direi che l' unica differenza che salta all' occhio è la presunta "superiorità dell' uomo bianco" :rolleyes:

Le conclusioni finali, invece, le trovo abbastanza banalmente allineate con la visione massimalista e particolare della questione.
Innanzitutto che il "trend" di questa situazione delle periferie sia in aumento è tutto fuorchè dimostrato ma soprattutto mi sembra affrettato e fazioso interpretare questo presunto aumento come uno "scarto" fisiologico crescente al progredire di un sistema capitalistico, senza tenere conto di fattori determinanti per questa situazione come l' immigrazione di massa e le difficoltà occupazionali susseguenti al prepotente ingresso di Cina e India nel mercato del lavoro non qualificato.
 
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la peggio gioventù
view post Posted on 5/3/2007, 18:38




Un appello a tutti; ma proprio a tutti


Se non vogliamo farci massacrare l'uno dopo l'altro serve un fronte garantista articolato, davvero trasversale e per nulla fazioso



Li uccisero l'uno dopo l'altro perché ognuno si era preoccupato solo di sé. Accadde ai Curiazi che vennero traditi dalla loro stessa foga e trafitti dall'ultimo Orazio che li aveva intelligentemente sgranati; accadde alle tribù galliche che s'infransero litigiose e disunite sul muro compatto dell'Antica Roma. Accadde alle nazioni indiane d'America che, divise tra loro da avversioni ancestrali anche legittime, non seppero fare quadrato per resistere all'invasione genocida dell'infido viso pallido. Accadde ai comunisti libertari e agli anarchici durante gli anni Trenta che, disorganizzati e reciprocamente ostili, finirono schiacciati e polverizzati dalla macina stalinista. Accadde a tutte le formazioni politiche d'opposizione degli anni Settanta in Italia, più impegnate a farsi la guerra tra di loro (rossi contro neri ma, soprattutto, rossi contro rossi e neri contro neri) che non a difendere gli spazi di libertà che venivano soffocati giorno dopo giorno.
La storia è maestra di vita dicevano i nostri antenati. L'esperienza non serve, replicava Mussolini, perché per chi l'ha già fatta oramai è troppo tardi e chi ancora la deve fare non ascolta mai. Ed eccoci di nuovo a farci schiacciare, tutti, da pratiche liberticide, più impegnati a inveire gli uni contro gli altri che non a preoccuparci del bene comune. Lo stalinismo al caviale dei nostri giorni sta triturando tutto, in ogni campo. A cominciare dagli ultrà contro i quali si è istituito un provvedimento di restrizione di libertà per semplice sospetto di potenziale agitazione futura, un casus che può essere determinato da qualsiasi Questura. Non si rammenta dittatura che abbia formalizzato provvedimenti di tal natura. Ma le menti sopraffine vanno oltre: per gli ultrà si propongono sette anni di “rieducazione” (come nei campi di prigionia asiatici) da scontare nei servizi sociali. E tutti ad applaudire perché la gran massa disprezza gli ultrà. Tutti a perdersi in disquisizioni su quanto abbiano torto e se siano o meno esseri civili. Nessuno che abbia l'intelligenza e il riflesso politico (da appartenenza alla Polis) di reagire in nome del Diritto Romano e delle più elementari garanzie di libertà. E fuori uno: l'ultrà (che è un fenomeno sociologico emblematico), che muoia pure da solo! Blitz anti-BR. Non è dato sapere esattamente quali siano le prove a carico, ma non se ne parla affatto, non interessa. Intanto vengono arrestati e incriminati per “istigazione a delinquere” dei loro simpatizzanti perché hanno affisso manifesti nei quali si chiede la loro liberazione. Qualcuno è balzato sulla sedia per questa violazione palese di ogni diritto elementare? Macché. Le sinistre bene si sperticano invece a chiedere l'incriminazione di altri sostenitori dell'innocenza dei loro compagni perché hanno esposto uno striscione in tal senso a Vicenza. E dall'altra parte dello steccato si dà per scontato che chi è stato arrestato sia colpevole. E si gode persino per l'arresto dei loro simpatizzanti. Tanto che importa: sono zecche, che muoiano pure! E fuori un altro! A Milano viene arrestato un minorenne di Forza Nuova per rissa e questo molti mesi dopo i fatti e benché ogni ricostruzione dimostri che era stato semplicemente aggredito. Tutto tace. A Roma viene processato e condannato Luigi Ciavardini per rapina. Parliamo di una persona che già era stata condannata anni fa per una rapina che non aveva compiuto e rispetto alla quale fu successivamente scagionata. Stavolta lo hanno arrestato perché è stato reperito un velo d'impronta digitale compatibile con le sue su di una busta che avrebbe contenuto una pistola usata per quella rapina in banca. Benché la busta sia di colore diverso da quella riconosciuta dalla teste che l'aveva segnalata agli inquirenti, il fatto è stato considerato irrilevante. Ci sono però numerose testimonianze di persone incensurate, che vivono alla luce del sole, che si trovavano con Ciavardini quel giorno, proprio a quell'ora in tutt'altro posto. C'è poi un testimone oculare della rapina che, messo a confronto con l'imputato, ha escluso che fosse lui il rapinatore. Risultato? Condannato, in rito abbreviato, a sette anni e quattro mesi quando la pubblica accusa, sottolineando addirittura l'incertezza delle prove, aveva chiesto quattro anni e quattro mesi di detenzione! Ma Ciavardini è una bestia nera. Sta per affrontare la Cassazione del processo per strage di Bologna; su di lui pende una condanna in appello (che ribalta l'assoluzione avuta in primo grado) che si basa sul semplice fatto che l'imputato non ha mai accettato di ritirare la testimonianza a discarico nei confronti di Mambro e Fioravanti. Sacco e Vanzetti rispetto a Ciavardini rappresentano un caso di assoluta linearità giuridica. Ma chi se ne occupa? Chi si preoccupa di difendere uno sporco fascista, degno sì e no di vivere? E fuori un altro!

Perché siamo colpevoli tutti, tutti noi: bianchi, rossi, neri o grigi, noi che, ottusi e arroganti, pretendiamo libertà e giustizia solo per quelli che ci sono affini, per chi consideriamo come il prolungamento del nostro io. Per noi che godiamo della giustizia sommaria amministrata contro gli altri, che ci eccitiamo per il loro linciaggio. Ed è proprio per questo che ci passano sopra con i cingolati. Se si alzassero più voci in difesa del Diritto Romano, della libertà e della dignità della persona, di qualunque persona, di qualunque parte essa sia, forse, allora, la macina s'incepperebbe. Ma chi è disposto ad incepparla la macina?

Cari compagni: non difendendo gli ultrà, i forzanovisti e Ciavardini, uomini di serie B, individui da eliminare o da rieducare, state condannando proprio voi al carcere e all'esilio quelli che solidarizzano con i vostri compagni! Perché, isolando i casi, isolate anche il vostro e rendete partigiano (ovvero di parte, quindi non credibile) il vostro impegno per la libertà. Cari camerati, non difendendo gli ultrà e i comunisti, perseguitati per ragioni ideologiche ma comunque untermenschen che possono pure crepare, stiamo carcerandolo noi Luigi!. Per le stesse identiche ragioni testé esposte. Allora vi chiedo, agli uni come agli altri: siamo disposti, tutti, a continuare a fare da carcerieri di noi stessi o vogliamo recuperare insieme la libertà? Come? Con un fronte garantista spontaneo, non organizzato, non coordinato, ma che si batta sempre e comunque, a gran voce, per le garanzie di tutti. Qualcosa che, difendendo tutti quelli che sono oggetto di violazioni palesi del Diritto, non sarà di parte ma di Polis, dunque credibile, articolato, in grado di allaragre le simpatie e pertanto con possibilità di successo. In altre parole vi chiedo: preferite giocare sulla pelle dei vostri compagni o camerati a fare i Rockers e i Mods o volete preoccuparvi del bene comune e dell'avvenire di questo paese?

Attendo risposta.

Gabriele Adinolfi
 
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Grifoni*Ovunque
view post Posted on 6/3/2007, 13:29




Ombra,
e' solo un intervista a tre ragazzi non ha certo la pretesa di essere un documento nel quale certe dinamiche possono essere venir analizzate con una certa "precisione", questo non toglie secondo me l'interesse su alcuni argomenti che emergono dall'intervista setssa.
Al contrario invece della miriade di banalita' ,di aspetti forvianti e soprattutto di ipocrisia che i media in generale hanno dato in pasto al grande pubblico, meglio chiamato all'utente di turno.
Ci sono delle premesse che sono quelle di sempre, il calcio non e' un giocattolo a parte e' parte integrante del sistema capitalista, dove lo spettacolo e' business prima di ogni altra cosa.
Questi anni sono stati un po' movimentati ma che cosa possono aver insegnato se non che il sistema calcio e' spesso basato sulla truffa, la corruzione, la frode, insomma tutti gli ingredienti tipici di ogni crisi capitalistica, perché di ciò in realtà si tratta, e non solamente di campionati il cui risultato finale (Moggi docet) e' in qualche modo predefinito.
Hanno fermato tutto per quanto? una due giornate e poi? nessun problema per la partita, del tifoso e della pssione possiamo fare a meno, c'è sempre la televisione con i suoi canali a pagamento, i suoi introiti, il suo baraccone mediatico e il pubblico incollato alla poltrona.
Torniamo a Catania, pochi giorni prima dei "fatti" il Sole 24(noto quotidiano rivoluzionario :D ) "premiava" Catania come come capoluogo dove si vive peggio in Italia, beh possiamo trascurare questo dato?
E' vero, la "tragedia" di Catania sarebbe potuto accadere ovunque, ma non in quel modo,..ma da quanto visto attraverso le immagini e attraverso i racconti emerge che a Catania c'e' stata una vera e propria guerriglia urbana, e quindi come non inserire e "paragonare" con le dovute distanze e differente le periferie "siciliane" a quelle francesi.
Anni or sono migliaia di giovani del sud si spostavano al nord (D'italia e non solo) in cerca di lavoro e spesso ci riuscivano, un bel po' di anni prima (i1913) per farti degli esempio si inizio' con 20mila giovani (quasi sempre meridionali ) mandati "liberamente" a lavorare nei lager delle miniere dell'est dell francia e del belgio.
Oggi lo stesso "capitale" che gli permetteva di poter lavorare a torino in Fiat (esempio) preferisce per ovvi e inscindibili motivi economici "trasferirsi in brasile piuttosto che in polonia piuttosto che come hai scritto tu in cina o in india.
Ecco qundi che quando parli di "immigrazione di massa" non puoi distaccarla dall'analisi del sistema stesso che la produce, non e' forse la poverta' che costringe gli uomini ad abbandonare la loro terra non e' la stessa poverta' che fa comodo a chi ha bisogno di ingente bisogno di manodopera a basso prezzo e sfrutta magari per altro le stesse terre di provenianza?

Sicuramente andato OT ma inevitabile ;)
 
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Genoa1893
view post Posted on 6/3/2007, 14:36




CITAZIONE
Ci sono delle premesse che sono quelle di sempre, il calcio non e' un giocattolo a parte e' parte integrante del sistema capitalista, dove lo spettacolo e' business prima di ogni altra cosa.
Questi anni sono stati un po' movimentati ma che cosa possono aver insegnato se non che il sistema calcio e' spesso basato sulla truffa, la corruzione, la frode, insomma tutti gli ingredienti tipici di ogni crisi capitalistica, perché di ciò in realtà si tratta, e non solamente di campionati il cui risultato finale (Moggi docet) e' in qualche modo predefinito.

scusami se te lo faccio notare, ma non ci voleva questa intevista per "illuminarci" su questi dati..
purtroppo tra moggiopoli, il prez, fidejussioni false, giocatori che dicono di avere 20 anni e invece ne hanno 200, calcioscommesse, doping, bilanci taroccati, giustizia sportiva inesistente, riformazione della lega con al vertice gli stessi pagliacci di prima, corruzione..e chi più ne ha più ne metta..la cosa si era intuita, i risultati combinati son stati solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

CITAZIONE
Hanno fermato tutto per quanto? una due giornate e poi? nessun problema per la partita, del tifoso e della passione possiamo fare a meno, c'è sempre la televisione con i suoi canali a pagamento, i suoi introiti, il suo baraccone mediatico e il pubblico incollato alla poltrona.

come ha detto "qualcuno": THE SHOW MUST GO ON!
anche perchè se no si perdono i soldi e la gente è scontenta perchè non ha niente con cui svagarsi per 90 minuti la domenica..modo per non farli pensare alla vita di merda che è costretta a fare.

aggiungo una cosa che mi ha fatto parecchio rosicare:
europei 2012? gli stadi a norma li decidiamo NOI della lega..milano in primis è perfetto così com'è..genova no, figuriamoci..impossibile giocarci.
..poi si scopre un mese dopo che il nostro è uno dei pochi stadi a norma e milano non è tra quelli :o:
e la sicurezza dove la mettiamo? :o:

CITAZIONE
Torniamo a Catania, pochi giorni prima dei "fatti" il Sole 24(noto quotidiano rivoluzionario :D ) "premiava" Catania come come capoluogo dove si vive peggio in Italia, beh possiamo trascurare questo dato?
E' vero, la "tragedia" di Catania sarebbe potuto accadere ovunque, ma non in quel modo,..ma da quanto visto attraverso le immagini e attraverso i racconti emerge che a Catania c'e' stata una vera e propria guerriglia urbana, e quindi come non inserire e "paragonare" con le dovute distanze e differente le periferie "siciliane" a quelle francesi.
Anni or sono migliaia di giovani del sud si spostavano al nord (D'italia e non solo) in cerca di lavoro e spesso ci riuscivano, un bel po' di anni prima (i1913) per farti degli esempio si inizio' con 20mila giovani (quasi sempre meridionali ) mandati "liberamente" a lavorare nei lager delle miniere dell'est dell francia e del belgio.
Oggi lo stesso "capitale" che gli permetteva di poter lavorare a torino in Fiat (esempio) preferisce per ovvi e inscindibili motivi economici "trasferirsi in brasile piuttosto che in polonia piuttosto che come hai scritto tu in cina o in india.
Ecco qundi che quando parli di "immigrazione di massa" non puoi distaccarla dall'analisi del sistema stesso che la produce, non e' forse la poverta' che costringe gli uomini ad abbandonare la loro terra non e' la stessa poverta' che fa comodo a chi ha bisogno di ingente bisogno di manodopera a basso prezzo e sfrutta magari per altro le stesse terre di provenianza?

Sicuramente andato OT ma inevitabile ;)

su questo discorso mi lasci perplessa invece..sono dell'opinione che sarebbe potuto succedere ovunque..non sono una novità gli scontri esclusivamente contro la polizia, anche duri come quelli di catania.
 
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Pitote
view post Posted on 6/3/2007, 19:58




CITAZIONE
sono dell'opinione che sarebbe potuto succedere ovunque

secondo me no, perlomeno non in quelle proporzioni (che ad esempio a genova ci sono state nel 95 e nel 2001).
al sud generalmente con qualche eccezione in alcune oasi al nord, le forze dell'ordine sono viste in una certa maniera, non proprio benevola diciamo, non solo dagli ultras, dai "devianti", dai marginali, ma anche da buona parte della gente "perbene", della borghesia cittadina.
al nord situazioni come queste sono l'eccezione (ci sono delle belle eccezioni anche nel profondo nord, fortunatamente), in generale le forze dell'ordine sono ben viste e hanno sempre e comunque ragione, a prescindere da ciò che fanno, a prescindere dal fatto che alti dirigenti spaccino droga. c'è una generale accettazione, un generale consenso, un appoggio quasi costante a qualsiasi operazione delle forze dell'ordine. fortunatamente, nella tragedia che è stata, il g8 ha aperto gli occhi su certe cose a molte persone "perbene" nella nostra città, soprattutto in un quartiere come la foce...

ritengo anche interessante l'articolo postato dalla peggio gioventù (uno dei pochi di questo forum che riesce a uscire dalla banalità molto spesso anche se onestamente ammetto che mi riuscirebbe difficile mettere in pratica certe cose (e credo a chiunque abbia fatto politica in una certa maniera, da una parte e dall'altra)

 
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19 replies since 5/3/2007, 11:30   1368 views
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