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San Gottardo
view post Posted on 23/3/2010, 15:23 by: San Gottardo




CASO RACITI

CATANIA - La prima Corte d'assise di Catania, accogliendo integralmente la richiesta del pm Andrea Bonomo, ha condannato a 11 anni di reclusione, per omicidio preterintezionale, Daniele Natale Micale, 23 anni, a conclusione del processo per la morte dell'ispettore Filippo Raciti, deceduto per le ferite riportate durante gli scontri dentro e fuori lo Stadio 'Angelo Massimino' il 2 febbraio del 2007 durante il derby di calcio con il Palermo.

La prima Corte d'assise di Catania, accogliendo integralmente la richiesta del pm Andrea Bonomo, ha condannato a 11 anni di reclusione, per omicidio preterintezionale, Daniele Natale Micale, 23 anni, a conclusione del processo per la morte dell'ispettore Filippo Raciti, deceduto per le ferite riportate durante gli scontri dentro e fuori lo Stadio 'Angelo Massimino' il 2 febbraio del 2007 durante il derby di calcio con il Palermo. La Corte ha inoltre condannato l'imputato al pagamento di 25 mila euro ciascuno alla presidenza del Consiglio dei ministri e al ministero dell'Interno per danni non patrimoniali. I giudici hanno anche disposto il pagamento esecutivo di una provvisionale di 75 mila euro ciascuno per la vedova e i due figli dell'ispettore Raciti e di 50 mila euro per il ministero dell'Interno.

Per la morte dell'ispettore è accusato anche Antonino Speziale, che il 9 febbraio scorso è stato condannato a 14 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale. La sentenza è stata emessa dal Tribunale per i minorenni perché all'epoca dei fatti l'imputato non era ancora maggiorenne.


LA MADRE: 'CONDANNATO SENZA PROVE, VITA DISTRUTTA' - "Gli hanno distrutto la vita condannandolo senza prove. La chiedo io giustizia e i danni per mio figlio e suoi fratelli. Ci stanno facendo morire...". Così Rosaria Palermo, madre di Daniele Natale Micale, commenta in lacrime nell'aula della prima Corte d'assise di Catania la condanna a 11 anni di reclusione comminata a suo figlio per la morte dell'ispettore Filippo Raciti. Il giovane ha ascoltato la sentenza abbracciato alla madre.

"Ho atteso tre anni in silenzio - aggiunge - ma adesso lo devo dire: non ho più fiducia nella magistratura. Ma Dio vede e provvede... Mio figlio in carcere non ci andrà, ci andrò io al suo posto: lui si deve godere la vita. La sua colpa è stata di trovarsi al momento sbagliato al posto sbagliato, ma può capitare a ciascuno di noi". "Capisco che soddisfatti della sentenza possono essere, con tutto il rispetto per loro, i familiari dell'ispettore che possono dire di avere trovato i colpevoli - osserva ancora scossa Rosaria Palermo - ma dove sono le prove? Io voglio le prove. Ma quante cavolate abbiamo sentito...". Accanto a lei anche la sorella di Daniele Natale Micale annuisce e tra le lacrime continua a ripetere : "Hanno condannato un innocente mentre i veri colpevoli sono ancora fuori".

Il giovane rimane in libertà in attesa del ricorso che è stato annunciato dai suoi legali. Micale era stato arrestato il primo aprile del 2008 dalla polizia per concorso nell'omicidio dell'ispettore di polizia Filippo Raciti. Era stato scarcerato il 20 giugno successivo dalla quinta sezione penale del Tribunale del riesame di Catania, che aveva accolto la richiesta dei suoi legali, gli avvocati Mimmo Cannavò ed Eugenio De Luca, di revoca dell'ordine di custodia in carcere ritenendo venute meno le esigenze cautelari. All'identificazione di Micale la polizia era giunta attraverso un indumento: una felpa nera, personalizzata, con la scritta 'Meglio diffidato che servo dello Stato' accanto all'effige che riproduce un elefante color rosso-azzurro e alla scritta bianca con la dicitura Ultras.

E' stato l'elemento determinante a 'scagionare' il fratello gemello dell'indagato, Antonio, che il 2 febbraio del 2007 era al Massimino, ma non indossava quella felpa. L'imputato si è sempre riconosciuto nelle immagini del sistema televisivo che lo riprende mentre assieme a Antonino Speziale ha in mano un sottolavello. Ma Micale ha sempre ribadito di essersi "sostanzialmente limitato ad appoggiare la mano sul pezzo di lamiera" che "teneva una persona" a lui sconosciuta, di "essersi distratto alla ricerca con lo sguardo di un amico" che era con lui e quindi di "non avere visto se ci fossero stati contatti con le forze dell'ordine".

LA VEDOVA DI RACITI: 'ASSASSINI CONDANNATI, GIUSTIZIA E' FATTA' - "Giustizia è fatta, ora potrò dire ai miei due figli che gli assassini del loro padre sono stati condannati: è una notizia che attendono da tre anni". Così Marisa Grasso, vedova dell'ispettore Filippo Raciti, ha commentato nell'aula della prima Corte d'assise la condanna a 11 anni di reclusione di Daniele Natale Micale per la morte di suo marito. Per lo stesso reato il 9 febbraio scorso è stato condannato dal Tribunale per i minorenni di Catania a 14 anni di reclusione Antonio Speziale. "Mio marito indietro non torna - ha aggiunto Marisa Grasso - ma questa sentenza è una risposta di giustizia che porto a casa a miei figli, che hanno perso il padre : è morto mentre lavorava per difendere la giustizia e Catania".

Soddisfatti per la sentenza anche i genitori di Filippo Raciti che attraverso i propri legali hanno fatto sapere di apprezzare non il numero di anni comminati all'imputato ma 'per la sentenza in se', perche' e' stata accertata la responsabilita' delle persone accusate di aver ucciso il figlio'
 
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22 replies since 15/3/2010, 14:25   951 views
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