| Addio ad Enrico Cislaghi, il mitico "Chiarugi" degli Ultras Grigi.
Enrico Cislaghi, per tutti “Chiarugi”, è mancato in queste ore all'affetto dei tifosi dell'Alessandria. Aveva 51 anni e da tempo le sue condizioni di salute apparivano altalenanti. Da decenni era supertifoso dell'Alessandria, capo-ultras di una curva che negli anni in cui Chiarugi prese le redini del tifo organizzato si era trasferita (un po' come adesso) nel settore sud, che a noi piace chiamare “torretta”. Allora (erano gli anni tra il 1980 e il 1985) questo nostro caro amico, poco più che ventenne, arrivava già da una forte passione per l'Alessandria, quella che ai tempi dell'ultima serie B di metà anni settanta aveva contagiato la gioventù di tutta la provincia. Infatti lui non era proprio di Alessandria, ma di Acqui Terme. Il suo incitamento verso i Grigi, i suoi vivaci inviti alla gradinata affinché la spinta della curva arrivasse lontano, il suo abbigliamento da stadio, sempre di color grigio, la sua bontà d'animo e la sua sensibilità, rappresentano immagini indelebili negli occhi e nel cuore di ogni tifoso grigio che si rispetti. Soprattutto di coloro che tanto giovani non sono più e che sono cresciuti come supporters assieme a Chiarugi “sempre dietro ai Grigi”. Enrico, detto Cisley, detto Chiurugi, per la sua simpatia verso Lucianone Chiarugi, bandiera della Fiorentina e autore di quel gol su punizione che in Coppa delle Coppe nella finale del 1973 regalò al Milan il trofeo ai danni del Leeds. Una punizione che entrò nella rete come una sassata. E come una sassata è arrivata la notizia dell'addio di Enrico Cislaghi. Il suo è un ricordo presente e attuale: come la sua gioia nel rivedere i Grigi tornare in C1, dopo tante tribolazioni. Ma il suo volto e il pensare alla sua energia, trascinano la nostra memoria ai tempi di un calcio più ruvido, ma più vero. Un calcio più vicino all'odore forte del fumo delle sigarette di Dino Ballacci che al luccichio del tabellone luminoso di questo inverno al Moccagatta. Un inverno che ci ha portato via “Chiarugi”, compagno di mille “battaglie”, tra gole che bruciano dal tifo e con il cuore che batte sempre più forte, avvicinandosi allo stadio.
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