| Caso Cucchi, primi indagati Ieri - 12.46
ROMA - ''Dalle informazioni che abbiamo, confermo la presenza di un testimone del pestaggio di Stefano Cucchi nella cella di sicurezza del Palazzo di Giustizia a Roma. Si tratta di un detenuto''. Lo ha detto ai microfoni di CNRmedia l'avvocato della famiglia Cucchi Fabio Anselmo. L'avvocato ha precisato di attendersi come imminente l'istanza di riesumazione del cadavere per svolgere una nuova autopsia. ''Sappiamo cosa ha visto il testimone, chi sono le persone coinvolte. Ma in questo momento non possiamo dire di piu''', conclude l'avvocato Anselmo.
ROMA - Arrivano i primi indagati per la morte di Stefano Cucchi, avvenuta nell'ospedale Sandro Pertini, a Roma, sei giorni dopo l'arresto per possesso di droga. Gli indagati, accusati di omicidio preterintenzionale, dovrebbero essere carabinieri, agenti di polizia penitenziaria e detenuti. In tutto circa sei persone, che si sarebbero trovate in contatto con Stefano Cucchi nelle camere di sicurezza del Tribunale di Roma. In quel lasso di tempo e spazio dove sarebbe stato isolato l'attimo dell'aggressione: dopo l'udienza che aveva deciso di lasciare in carcere Stefano e prima del suo trasferimento in cella. Tra gli indagati per ora non comparirebbero medici. E oggi approda on-line tutta la documentazione clinica relativa alla vicenda del geometra di 31 anni.
Una documentazione dalla quale si evince che Stefano ''non collaborava'' col personale sanitario e rifiutava i trattamenti. Non solo: per fare luce la salma di Cucchi sara' probabilmente riesumata per consentire il completamento degli esami disposti. Sul cadavere del geometra e' gia' stata fatta l'autopsia. E dai primi esami degli esami clinici e della documentazione autoptica compiuti dai medici legali incaricati dalla procura la tipologia delle lesioni riscontrate sul detenuto sono compatibili sia con un evento accidentale, come potrebbe essere una caduta, sia con le percosse. Al momento dunque non sarebbero coinvolti nelle indagini dei pm Vincenzo Barba e Francesca Loy il personale medico dell'ospedale, nei confronti dei quali, se emergessero responsabilita' a livello di negligenze, si procederebbe per omicidio colposo. Per i legali della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo e Dario Piccioni ''si tratta di uno sviluppo particolarmente significativo e rilevante della delicata indagine in corso''.
Intanto oggi sono stati pubblicati on line sui siti abuondiritto.it, italiarazzismo.it e innocentievasioni.net, tutta la documentazione clinica a partire dal referto del medico del 118 delle 5.30 del 16 ottobre, fino ai diari sanitari del reparto detentivo del Pertini e al certificato di morte del 22 ottobre. Dalla relazione fatta il 21 ottobre scorso dall'ospedale Sandro Pertini emerge che Cucchi presentava ''condizioni generali molto scadute'' e aveva ''un atteggiamento oppositivo, per nulla collaborante e di fatto rifiuta ogni indagine anche non invasiva''. Nella relazione si legge, inoltre, che Cucchi ''ha affermato di rifiutare anche di alimentarsi, accettando di bere liquidi e assumere la terapia orale, finche' non parlera' con il suo avvocato''. Dalla documentazione ''emerge come una moltitudine di operatori della polizia giudiziaria, del personale amministrativo e delle strutture sanitarie, abbiano assistito, inerti quando non complici, al declino fisico di Stefano Cucchi e fino alla morte'', spiega il presidente di A Buon Diritto, Luigi Manconi.
GIOVANARDI, MORTO PERCHE' DROGATO. E' POLEMICA Stefano Cucchi e' morto perche' era drogato e anoressico. Le parole del sottosegretario Carlo Giovanardi riaccendono la polemica sulla morte del giovane, deceduto nel reparto detenuti dell'ospedale Sandro Pertini 6 giorni dopo l'arresto, con vistosi ematomi in volto e sul corpo. Parole contro le quali si scagliano i familiari di Stefano che dal 22 ottobre chiedono giustizia per Stefano, l'opposizione e anche alcuni esponenti della maggioranza, secondo i quali quello di Giovanardi e' uno ''scivolone''. Critiche alle quali il sottosegretario risponde in serata, parlando di ''polemiche strumentali e in malafede''. ''Cucchi era in carcere perche' era uno spacciatore abituale. Poveretto, e' morto, e la verita' verra' fuori, soprattutto perche' pesava 42 chili'' dice Giovanardi di primo mattino, sottolineando che la ''la droga ha devastato la sua vita, era anoressico e tossicodipendente''. Certo, prosegue, ''il fatto che in cinque giorni sia peggiorato'' dimostra che ''bisogna vedere come i medici l'hanno curato. Ma sono migliaia le persone che si riducono in situazioni drammatiche per la droga, diventano larve, diventano zombie: e' la droga che li riduce cosi'''.
Parole ammorbidite nel pomeriggio. ''Sono stato il primo ad esprimere la solidarieta' alla famiglia Cucchi per quello che di certo c'e' nella sua tragica fine e cioe' che nei giorni della degenza ospedaliera si e' permesso che arrivasse alla morte nelle terribili condizioni che le foto testimoniano. Ma in tutto questo - ribadisce il sottosegretario - la droga c'entra, perche' e' stata la causa della fragilita' di Stefano, anoressico e tossicodipendente''. Immediata la reazione dei familiari. ''Sono parole che si commentano da sole, Giovanardi fa dichiarazioni a titolo gratuito'' dicono sia il padre Giovanni che la sorella Ilaria, sottolineando che la famiglia ''e' sempre in attesa di giustizia''. E tra l'altro, prosegue Giovanni Cucchi, e' stata proprio la famiglia ad ammettere, per prima, che Stefano aveva problemi con la droga, ''Non lo abbiamo mai negato - dice - ma non per questo doveva morire cosi'''. Accanto alla famiglia si schiera il Pd, l'Idv. l'Udc e anche parte del Pdl, con Benedetto Dalla Vedova che parla di uno ''scivolone che contraddice la linea di rigore e prudenza scelta dal governo''. ''Se Giovanardi intende riferirsi alle precarie condizioni di salute di Cucchi in quanto tossicodipendente, cosa a tutti nota - prosegue -, dovrebbe ricordare che usare violenza nei confronti di una persona particolarmente debole rappresenterebbe, qualora venisse provato l'uso della violenza, un'aggravante per chi l'ha commessa e non una scriminante''. Per Livia Turco, del Pd, si tratta invece di parole ''inqualificabili'' e aggiunge: ''e' sconcertante che chi esalta il valore della vita in ogni occasione consideri la morte di uno spacciatore un fatto non importante. E' ignobile e inaccettabile arrivare a fare una gerarchia tra vite di serie A e serie B''. Il capogruppo dell'Idv alla Camera, Stefano Donati, chiede le dimissioni del sottosegretario, ''che si dovrebbe vergognare'', mentre per il presidente dei senatori dell'Udc Giampiero D'Alia e per il senatore Stefano Pedica, che dall'inizio della vicenda e' vicino ai familiari di Cucchi, ''Giovanardi ha perso una buona occasione per tacere''. ''Non si puo' fare sterile propaganda politica su un ragazzo morto per circostanze ancora tutte da chiarire''. Critiche anche dal presidente della provincia di Roma Nicola Zingaretti - ''smentisca quelle frasi disumane - dice - Prima di emettere giudizi finali e' assolutamente necessario aspettare i risultati dell'inchiesta'' -, dai radicali, che bollano Giovanardi come ''ipocrita e proibizionista'' e dal segretario dei Verdi Angelo Bonelli, secondo il quali le sue parole ''non sono degne di un paese civile''. Patrizio Gonnella, di Antigone, chiede invece al sottosegretario ''se picchiare chi usa droghe e' lecito''. ''Soprassedere sulle violenze, sui diritti calpestati e su quanto caduto in quei sei giorni e dare tutta la colpa alla droga - conclude - e' quanto meno singolare''.
A tutti replica Giovanardi. ''Quando si polemizza - dice - bisogna avere onesta' intellettuale e non malafede pregiudiziale. Ho ampiamente illustrato la mia posizione di piena solidarieta' alla famiglia Cucchi e di forte critica per la mancata assistenza nelle strutture sanitarie''. E' dunque ''difficile dialogare con chi stravolge maliziosamente il pensiero altrui. Ma mi rendo contro - conclude - che nel nostro paese c'e' sempre qualcuno pronto a sostenere la liberta' di drogarsi anche deformando ad arte le posizioni di chi la pensa in maniera diversa da loro''. (ANSA)
|