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disorder
view post Posted on 22/10/2007, 20:31




che schifo..è successo 11 giorni fa..qualcuno ha sentito qualche tg parlarne?

SVILUPPI INQUIETANTI. Muore in cella Mistero sulle lesioni interne. Scatta l’indagine ma è blindata.

QUELLO che filtra dall’autopsia getta una luce inquietante sulla morte di Aldo Bianzino, 44 anni, arrestato per coltivazione e spaccio di droga. Aveva in casa le piantine di hashish: 110 per la precisione. Ed è morto misteriosamente in una cella del carcere di Capanne, a Perugia. I brandelli di una verità tutta da decifrare parlano però di lesioni massive al cervello, di altre lesioni all’addome e forse, addirittura di un paio di costole rotte. All’esterno però il corpo dell’uomo, sottoposto martedì all’esame autoptico dal dottor Luca Lalli, non avrebbe evidenziato ematomi o contusioni. Niente che potesse far pensare ad un decesso che, pian piano che passano le ore, sembra difficilmente sovrapponibile con un problema cardiaco. Come si era detto inizialmente. La tensione è alle stelle. Nessuno vuole parlare del giallo che avvolge la morte di Bianzino ma sembra che il pubblico ministero Giuseppe Petrazzini, titolare dell’indagine che aveva portato l’uomo in cella, insieme alla compagna per la coltivazione dell’hashish, voglia fare luce attorno all’accaduto. Potrebbe per questo aver già deciso di affidare alcuni accertamenti investigativi per ricostruire con esattezza le ultime ore di vita di Bianzino. Era stato bloccato venerdì dagli uomini del commissariato e poi trasferito nel penitenziario di Perugia. Lì domenica all’alba — quando il giorno dopo sarebbe dovuto essere interrogato dal gip per la convalida dell’arresto —, è stato trovato morto. Era disteso sul letto a castello. Occupava il posto di sopra ma non si sa se in cella con lui ci fosse qualcun’altro. Per l’autopsia l’avvocato Cristina Di Natale che assiste la ex moglie di Bianzino (ad essere stata arrestata era la seconda compagna ndr.) insieme all’avvocato Donatella Donati aveva nominato il dottor Walter Patumi, come consulente di parte. Ma anche sul fronte legale le bocche restano cucite. Ancora sembra una vicenda tutta da chiarire. ANCHE se in paese ‘Le Capanne’, una frazione di Pietralunga dove viveva i mormorii di amici e conoscenti sembrano assordanti e nessuno si riesce a spiegare come sia potuto accadere. Amici e parenti aspettano anche che la magistratura restituisca il corpo. Per Bianzino nessuna cerimonia religiosa perché l’uomo faceva parte di una religione indù ed era seguace della divinità indiana Babaji. Tanto che gli amici stanno facendo una colletta pe trovare il denaro necessario per cremarlo.


 
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Duri e Puri
view post Posted on 24/10/2007, 10:58




Usura,indagato ispettore di polizia
Genova, prestava soldi a colleghi
Avrebbe prestato ad alcuni colleghi in difficoltà ingenti somme di denaro a un tasso di interesse pari al venti per cento. Con l'accusa di usura un ispettore superiore della questura di Genova è indagato dalla Procura della Repubblica del capoluogo ligure. La notizia è anticipata dal quotidiano genovese "Corriere mercantile". All'indagato, tra l'altro, sarebbe stato sequestrato un registro con entrate, uscite e percentuali.

In Procura sarebbe da tempo iniziata la "sfilata" dei poliziotti a cui il collega avrebbe prestato il denaro a tassi di interesse illegali.
 
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Grifoni*Ovunque
view post Posted on 30/10/2007, 14:35




CITAZIONE (disorder @ 22/10/2007, 20:31)
che schifo..è successo 11 giorni fa..qualcuno ha sentito qualche tg parlarne?

SVILUPPI INQUIETANTI. Muore in cella Mistero sulle lesioni interne. Scatta l’indagine ma è blindata.

QUELLO che filtra dall’autopsia getta una luce inquietante sulla morte di Aldo Bianzino, 44 anni, arrestato per coltivazione e spaccio di droga. Aveva in casa le piantine di hashish: 110 per la precisione. Ed è morto misteriosamente in una cella del carcere di Capanne, a Perugia. I brandelli di una verità tutta da decifrare parlano però di lesioni massive al cervello, di altre lesioni all’addome e forse, addirittura di un paio di costole rotte. All’esterno però il corpo dell’uomo, sottoposto martedì all’esame autoptico dal dottor Luca Lalli, non avrebbe evidenziato ematomi o contusioni. Niente che potesse far pensare ad un decesso che, pian piano che passano le ore, sembra difficilmente sovrapponibile con un problema cardiaco. Come si era detto inizialmente. La tensione è alle stelle. Nessuno vuole parlare del giallo che avvolge la morte di Bianzino ma sembra che il pubblico ministero Giuseppe Petrazzini, titolare dell’indagine che aveva portato l’uomo in cella, insieme alla compagna per la coltivazione dell’hashish, voglia fare luce attorno all’accaduto. Potrebbe per questo aver già deciso di affidare alcuni accertamenti investigativi per ricostruire con esattezza le ultime ore di vita di Bianzino. Era stato bloccato venerdì dagli uomini del commissariato e poi trasferito nel penitenziario di Perugia. Lì domenica all’alba — quando il giorno dopo sarebbe dovuto essere interrogato dal gip per la convalida dell’arresto —, è stato trovato morto. Era disteso sul letto a castello. Occupava il posto di sopra ma non si sa se in cella con lui ci fosse qualcun’altro. Per l’autopsia l’avvocato Cristina Di Natale che assiste la ex moglie di Bianzino (ad essere stata arrestata era la seconda compagna ndr.) insieme all’avvocato Donatella Donati aveva nominato il dottor Walter Patumi, come consulente di parte. Ma anche sul fronte legale le bocche restano cucite. Ancora sembra una vicenda tutta da chiarire. ANCHE se in paese ‘Le Capanne’, una frazione di Pietralunga dove viveva i mormorii di amici e conoscenti sembrano assordanti e nessuno si riesce a spiegare come sia potuto accadere. Amici e parenti aspettano anche che la magistratura restituisca il corpo. Per Bianzino nessuna cerimonia religiosa perché l’uomo faceva parte di una religione indù ed era seguace della divinità indiana Babaji. Tanto che gli amici stanno facendo una colletta pe trovare il denaro necessario per cremarlo.

Una domenica come un’altra un uomo di 44 anni viene trovato morto nel carcere di Perugia. C’è stato trasferito due notti prima, venerdì 12 ottobre, dopo che la polizia lo ha arrestato con la sua compagna. Gli avrebbero trovato in casa, la famiglia di Aldo Bianzino abita nella campagna di Città di Castello, una piccola piantagione con diversi fusti di marijuana.

I due vengono trasferiti a Perugia e da lì al carcere. Sabato il legale d’ufficio incontra Aldo alle 14 e riferisce a Roberta, la compagna, che Bianzino sta bene e si preoccupa per lei. Ma la mattina seguente Daniela, un’amica di famiglia, viene avvisata di correre la carcere in tutta fretta. "C’è un problema", le dicono. Il problema è che Aldo non respira più e Roberta, in evidente stato di choc, non ha nemmeno potuto vedere il suo corpo.

Le indagini autoptiche (ancora in corso) cominciano a confermare, qualche giorno dopo, quel che tutti già pensano nella piccola comunità di amici di Aldo e Roberta. Le voci raccolte dalla stampa locale parlano di lesioni massive al cervello e all’addome, forse, un paio di costole rotte anche se all’esterno il corpo di Aldo non evidenzierebbe ematomi o contusioni. Ce n’è abbastanza però per far saltare la prima lettura del decesso, liquidato come un problema cardiaco.

La storia di Aldo Bianzino ha contorni dunque che è poco definire oscuri e la procura di Perugia ha deciso di aprire un’indagine sul decesso affidata nelle mani dello stesso pubblico ministero, il magistrato Giuseppe Petrazzini, titolare dell’inchiesta che aveva portato all’arresto di Aldo e di Roberta. Che sta aspettando i risultati definitivi dell’autopsia.

Tutto comincia dieci giorni fa. Aldo è nella sua casa di Capanne, una frazione di Pietralunga, poco distante da Città di Castello, quando uomini della squadra mobile della cittadina umbra perquisiscono giardino e casa e lo portano in carcere a Perugia con l’accusa di detenzione illegale di stupefacenti. Accuse pesanti: nella conferenza stampa delle forze dell’ordine si parla di 110 piantine di hashish, una metà in giardino e una parte già raccolta, insieme a 15 involucri contenenti erba. Rivelazioni che lasciano increduli quanti conoscevano Aldo da tempo e che non ritengono possibile che l’uomo coltivasse hashish per poi rivenderlo.

Bianzino avrebbe dovuto incontrare il gip che segue le indagini il lunedì successivo per la conferma dell’arresto. Ma all’appuntamento col gip non arriva. E non è chiaro se in cella fosse solo o in compagnia di un altro detenuto. "Ufficialmente era solo - dice l’avvocato incaricato dalla famiglia Massimo Zaganelli - perché la procedura richiede l’isolamento prima dell’incontro col gip".

Sulla salute dei due indagati al momento dell’arresto Zaganelli non ha dubbi: "Furono portati in carcere in perfetta salute e durante il viaggio non fu torto loro un capello". I dubbi iniziano dopo: "Per quel che sappiamo il decesso è riconducibile a un trauma ma non a un trauma accidentale" che rimanda quindi "alla responsabilità di terzi". L’avvocato resta prudente: "Non è bene in questi casi fare due più due quattro e abbiamo piena fiducia nella magistratura che, ne siamo certi, sta facendo il suo lavoro".

Lavoro intanto che aspetta i risultati definitivi delle prove autoptiche sulla materia cerebrale di Aldo: l’entità cioè del trauma al cervello. La famiglia non potrà rivedere il corpo di Aldo prima di fine settimana. Il mistero per giorni è rimasto confinato nelle cronache locali dei pochi giornali che, come la Nazione, hanno provato a ricostruire la storia di Bianzino.

E sono molti gli interrogativi al momento senza risposta considerando che, dal giorno della conferenza stampa della polizia, non sono state rilasciate dichiarazioni ufficiali e ancora resta ancora da chiarire se, al momento della morte, Bianzino fosse solo nella cella dove è stato trovato. Nella frazione di Pietralunga il clima è sempre più teso e il dolore degli amici si mischia allo sgomento della famiglia che resta ancora in attesa di potere vedere la salma.


 
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Pitote
view post Posted on 4/11/2007, 09:01




Un ex tiratore scelto dell'esercito si è barricato in cima a una casa in provincia di Roma
Dopo un'ora di follia, con colpi di pistola e carabina anche contro il 118, si è arreso alla polizia
Spara sui passanti dal terrazzo
un morto e otto feriti a Guidonia
Il questore della capitale Fulvi: "Mirava alla testa, sparava per uccidere"
In casa aveva piazzato ordigni esplosivi per impedire un blitz della polizia

Spara sui passanti dal terrazzo
un morto e otto feriti a Guidonia


Angelo Spagnolo dopo la cattura da parte della polizia
ROMA - Ha sparato dal terrazzo di uno stabile uccidendo una persona e ferendone altre otto prima di finire le munizioni e decidere di arrendersi. Protagonista della drammatica vicenda Angelo Spagnolo, 52 anni, un ex tiratore scelto dell'esercito, che ha aperto il fuoco dal terrazzo della sua casa nei pressi di un centro commerciale tra Villalba di Guidonia e Bagni di Tivoli, lungo una traversa della via Tiburtina, a pochi chilometri da Roma. A cadere sotto i suoi colpi è stato Giuseppe Gianfelice, 55 anni, titolare di un negozio per tatuaggi della zona. Al momento non si conoscono le ragioni che hanno spinto Spagnolo ad aprire il fuoco con una carabina e una pistola.

Tra i feriti il più grave è la guardia giurata Luigi Zippo. Due gli uomini delle forze dell'ordine colpite, il comandante della stazione di Tivoli Terme maresciallo Antonio Iodice e l'ispettore di polizia Pasquale Bufoletta della II squadra volanti della Questura di Roma. Ci sono poi un dipendente dell'ufficio logistico del ministero dell'Interno (che dall'ospedale di Tivoli è stato trasferito al Policlinico Umberto I perché ha una pallottola nel fegato), un uomo di 57 anni (che dal Sant'Andrea è stato portato al San Filippo Neri), uno studente universitario, un medico intervenuto a prestare soccorso e una donna che dovrebbe essere la moglie di Di Gianfelice.

A quanto hanno riferito i testimoni, il capitano Spagnolo, passando da una botola nel suo appartamento, ha portato delle taniche di benzina sul terrazzo, gli ha dato fuoco e poi si è barricato in casa insieme alla madre e alla sorella, salvo uscire di tanto in tanto per sparare. Proprio durante una di queste incursioni ha colpito alcuni passanti che si trovavano in strada.

La polizia accorsa in via Fratelli Gualandi è stata costretta a sistemarsi a raggio con le volanti per proteggere gli agenti dai proiettili. Sul posto sono accorse anche diverse autoambulanze, ma il compito degli addetti al 118 non è stato semplice: l'uomo asserragliato sul terrazzo ha preso di mira infatti anche il personale di soccorso. Per questo motivo la polizia ha impedito a medici e infermieri di assistere alcuni feriti, che sono rimasti a lungo stesi in terra.

I primi racconti dei testimoni descrivono una scena drammatica. "Abbiamo visto delle fiamme da un terrazzo a via Fratelli Gualandi, abbiamo citofonato per avvisare, è sceso un signore e ci ha insultato gridandoci di farci i fatti nostri. Poi ha iniziato a gettare benzina sul fuoco, noi abbiamo cercato di fermare il traffico e poi lui ha iniziato a sparare", aveva raccontato Margherita Di Gianfelice, la figlia della vittima, prima di sapere che il padre non era sopravvissuto ai colpi del cecchino. "Mia madre - aveva detto ancora piangendo - è stata colpita all'addome. Mio padre non so, è rimasto lì, non riuscivano a portarlo via perché questo matto continuava a sparare".

"Non ha sparato a caso, ha colpito alla testa, ha mirato, era un professionista, un ex ufficiale dell'esercito. L'uomo non appariva né ubriaco né drogato, una persona instabile", hanno spiegato il questore di Roma Marcello Fulvi e il comandante provinciale dei carabinieri Vittorio Tomasone. "Per quello che sappiamo - hanno aggiunto - è una persona senza lavoro, che ha maturato insoddisfazione".

Spagnolo, che in passato pare abbia sofferto di depressione, aveva studiato la sua folle azione da tempo. In casa, grazie all'esperienza maturata nel genio dell'esercito, aveva sistemato infatti degli ordigni e la polizia per entrare nell'appartamento ha dovuto chiedere l'intervento degli artificieri.

(3 novembre 2007)
 
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Grifoni*Ovunque
view post Posted on 6/11/2007, 09:26




Taser: 178 vittime per un'arma non mortale.



Nello scorso anno sono state 178 le vittime da Taser, l’arma che stordisce con una scarica elettrica ad alto voltaggio i presunti malintenzionati. L’arma “non mortale”, o almeno è registrata in tal senso, è utilizzata soprattutto dalle forze dell’ordine USA che spesso, appellandosi alla non mortalità, ne abusano sfoderandola anche nelle occasioni in cui non serve. Alle cronache, ad esempio, è passata la notizia dello studente Andrew Meyer che è stato colpito dai Taser della polizia nell’università della Florida perchè faceva domande scomode al senatore John Kerry.


fonte www.gadgetblog.it
 
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Pitote
view post Posted on 20/11/2007, 10:19




Mercoledì 14 Novembre 2007


AGENTI ARRESTATI. Nell’ordinanza di custodia ricostruiti i dettagli dell’attività
«Prostituzione, i ricavi sui conti dei poliziotti»
Il gip: «Hanno fatto in modo di inquinare le indagini» Il difensore: «Questa vicenda lo ha prostrato»



Da ieri sono in carcere, a Montorio. Uno di loro, Nicola Canteri, ha già incontrato il suo difensore, l’avvocato Francesco Delaini. «Abbiamo parlato molto e il mio cliente è prostrato per questa vicenda», si limita a dire. E l’appuntamento davanti al gip Marzio Guidorizzi, firmatario dell’ordinanza di custodia chiesta dal pm Giovanni Pietro Pascucci non avverrà prima di alcuni giorni. Contro lui e il collega in servizio all’aeroporto Catullo, Stefano Moretti, cinquantacinque pagine, quelle in cui il gip delinea lo scenario che sta dietro all’attività delle due donne. I poliziotti la tollerano e sono «fortemente interessati ai ricavi della prostituzione che, quantomeno per Canteri», scrive il giudice, «vengono sistematicamente versati in conti correnti comuni».
IL CONTROLLO. Vacanze, investimenti e ristrutturazioni da pagare: queste le necessità economiche che, da quanto emerge, devono venire soddisfatte dall’attività svolta dalle due donne a Milano. Tant’è che in luglio, in piena indagine, «Moretti accenna al fatto che per poter partire entrambi per le ferie programmate per la Grecia e la Macedonia occorrono soldi e si lamenta del fatto», prosegue l’ordinanza, «che la donna resta a Milano 7 giorni su 7 e che ciò può essere accettato solo se lì lavori e porti a casa i soldi e non invece se va a distrarsi al Bingo». Questo perchè spendono troppo: «Aho..non vado mica io a buttare 1000 euro al mese». E una settimana dopo al telefono con il collega: «bisogna fargli perdere il vizio...bisogna darle una regolata insomma alle signorine». E, a dimostrazione di quell’interesse, in ordinanza viene dato ampio spazio alle rassicurazioni che Canteri fa alla compagna, all’opera di persuasione per evitare che, approfittando di un momento di sconforto per la morte del cane, possa interrompere l’attività perchè si sente depressa. E insiste «rappresentando le difficoltà economiche per gli impegni presi». In una telefonata le dice: «ce la puoi fare abbiamo investito tutto il futuro su quella cosa lì.. per altri due anni e basta.. fammi sto sacrosanto piacere tirati su, siamo arrivati a un livello che non possiamo più tronare indietro..ho capito che ti sei rotta ma i debiti li abbiamo fatti insieme».
LA COLLABORAZIONE. Stando alle risultanze dell’indagine sia Canteri che Moretti valutavano insieme le iniziative per controllare i propositi della compagna del primo: «Moretti dà i suoi consigli su come trattare la donna e talvolta disapprova i metodi troppo stringenti», prosegue il gip, «ma tuttavia interviene con lei e fa ricorso alle minacce, anche di andare lì e picchiarla (“è il momento che la finisca di fare la bambina, è arrivato il momento che la smetta altrimenti mi rompo e vengo su e litighiamo”)». Le donne utilizzano le auto dei due uomini per andare a Milano, e loro si occupano del lato amministrativo e che le donne non creino lamentele da parte dei condomini.
L’ABUSO D’UFFICIO. Uno sconosciuto avvisa la compagna di Moretti che un’auto staziona fuori dall’appartamento di via Spagnoletto e lei lo chiama. «Da quel momento metterà in atto tutta una serie di comportamenti finalizzati a conoscere», si legge nell’ordinanza, «l’ufficio di polizia che stava svolgendo le indagini per avviare attività idonea a inquinare il quadro accusatorio». E scoprirono che l’auto era una di quelle civetta. «Canteri chiede la verifica ad un ufficio diverso da quello di Verona e lo fa utilizzando il telefono di servizio». E, per l’accusa, omise di segnalare i controlli dei veicoli sull’apposito modulo: sarebbe stato scoperto. F.M.
 
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Pitote
view post Posted on 20/11/2007, 10:44




Auto dei carabinieri investe e uccide un pedone a Roma

Roma, 17 novembre 2007

Una persona è morta questa sera a Roma travolta da un'auto dei carabinieri del nucleo radiomobile che stava effettuando un intervento in via Prenestina.

Secondo quanto si è appreso il pedone avrebbe improvvisamente attraversato la corsia centrale, quella riservata ai tram di via Prenestina, e l'auto dei carabinieri non è riuscita ad evitarla. Una testimone assicura però che l'uomo
ha attraversato la strada sulle strisce con il semaforo verde.

La vittima è Luciano Nicola De Angelis, di 54 anni, residente nelle vicinanze dell'incidente. A riconoscerlo è stato il padre che era sceso in strada.
 
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Pitote
view post Posted on 20/11/2007, 11:12




In bici per Belkisa, stilista 20enne investita dai carabinieri

cristina.bassi Martedì 20 Novembre 2007 alle 10:15 Nessun commento


La morte di un 51enne a Roma investito da un’auto dei carabinieri si è verificata a un mese da un fatto simile accaduto a Milano. Proprio oggi i compagni della scuola di moda della Nuova Accademia di Belle Arti ricorderanno Belkisa uccisa il 20 ottobre scorso allo stesso modo a due passi dall’istituto che frequentava.

Vent’anni, in Italia da due, Belkisa era nata in Bosnia ma aveva vissuto in Norvegia. A Milano inseguiva il sogno di diventare stilista, con buoni risultati. “Era tra le migliori del secondo anno”, dicono le compagne di corso, “il giorno prima di morire aveva superato gli esami con ottimi voti. I suoi modelli erano colorati e solari, rispecchiavano il suo carattere”.

Quel sabato sera Belkisa stava andando a cena da altri studenti dell’Accademia, era in bicicletta a un incrocio. Una “gazzella” dei carabinieri, alcuni testimoni dicono senza sirena e a grande velocità, dopo aver superato un tram l’ha travolta. La giovane è morta in ospedale nella notte. Sull’esatta dinamica dell’incidente è stata aperta un’inchiesta.

Nel punto esatto in cui è stata investita Belkisa, all’angolo tra corso San Gottardo e via Torricelli, domani alle 15 si ritroveranno gli studenti della Nuova accademia e i membri di Ciclobby. Una pedalata per ricordare la giovane stilista e per richiamare l’attenzione sul problema della sicurezza stradale. “Abbiamo chiesto al Comune di poter ‘adottare’ l’albero e l’aiuola vicino all’incrocio”, spiegano alla scuola. “Li cureremo e decoreremo con le nostre installazioni”.
 
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Lagartija*
view post Posted on 21/11/2007, 11:32




POLIZIOTTO ARRESTATO DAI CARABINIERI PER DROGA

Tratto da Notiziario Droghe, a cura dell'ADUC

MILANO, 11 novembre 2005 - Un poliziotto in servizio al centralino della Prefettura di Venezia e' stato arrestato dai carabinieri a Milano: all'interno della sua auto i militari hanno trovato 1,6 chili di cocaina suddivisi in 159 dosi. L'uomo, 42 anni, e' stato rinchiuso nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere.

Il fatto e' avvenuto in viale Brianza alle 18 di tre giorni fa. Ma solo oggi se ne e' avuta notizia. A trovare la droga sono stati i carabinieri della compagnia Duomo che erano impegnati in un normale controllo alle vetture che passavano in quella via.
 
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Lagartija*
view post Posted on 22/11/2007, 11:55




CONTATTI BOSS IN CELLA, ARRESTATO AGENTE PENITENZIARIO

(22.11.2007 ANSA.it)

I carabinieri hanno arrestato un agente di polizia penitenziaria che sarebbe stato utilizzato da camorristi per mettere in contatto alcuni detenuti nel carcere di Pagliarelli con componenti dei clan napoletani. L'agente arrestato è Fabrizio Esposito, di 36 anni, di Palermo. Il provvedimento cautelare è fra i 19 firmati dal gip ed eseguiti dai militari del comando provinciale. Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa finalizzata alla corruzione ed al narcotraffico, in particolare di cocaina, attraverso collegamenti con esponenti della 'ndrangheta e della camorra. Insieme ad Esposito e' stato arrestato anche un operatore civile, entrambi in servizio nel carcere di Pagliarelli a Palermo. Sono accusati di corruzione a vantaggio della mafia. Perquisizioni sono ancora in corso nell'istituto di pena e in varie zone della Sicilia e Calabria. L'agente di polizia penitenziaria, Fabrizio Esposito, arrestato stamani dai carabineri, avrebbe ricevuto somme di denaro dal detenuto Antonio Mennetta, di Napoli, anche lui destinatario di un provvedimento di custodia cautelare. Secondo l'accusa, Esposito avrebbe fatto entrare in carcere telefoni cellulari destinati ai detenuti napoletani e altri oggetti di cui è vietata la detenzione in cella. L'educatore carcerario arrestato è Benedetto Sardisco, di 28 anni, dipendente di un ente di formazione professionale. Per gli inquirenti sarebbe stata una persona disponibile alle richieste dei detenuti, ai quali, in cambio di qualche centinaio di euro, si sarebbe prestato anche lui a far arrivare telefonini cellulari dentro il carcere. Dall'inchiesta emerge che l'agente penitenziariO aveva il vizio del gioco, ed era indebitato fino al collo. I carabineri lo hanno filmato mentre incontrava all'aeroporto "Falcone-Borsellino" di Palermo Alberto Sperindio, anche lui arrestato stamani. L'uomo era arrivato con un volo da Napoli e per farsi riconoscere aveva indossato un cappellino della squadra di calcio partenopea. I militari filmano l'incontro e notano che Sperindio consegna a Esposito un sacchetto di carta di colore bianco che l'agente porta con sé fin dentro il carcere. Sperindio saluta e si infila a bordo di un taxi che lo porta a Pagliarelli dove va ad incontrare il camorrista Antonio Mennetta, anche lui raggiunto stamani da ordine di custodia. Sperindio durante il colloquio conferma a Mennetta di avere incontrato all'aeroporto Esposito e di avergli consegnato dei profumi e una fede e di avergli dato 350 euro.
 
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Pitote
view post Posted on 26/11/2007, 09:50




Morti due ragazzi investiti dagli agenti
Banlieue in fiamme: scontri con la polizia
A Villiers-le-Bel, una ventina di chilometri a nord di Parigi. Sembra una ripetizione degli incidenti del 2005

Un incidente con la polizia, due ragazzini morti alla periferia di Parigi. Era successo due anni fa ed era stato l'inizio della rivolta. È accaduto di nuovo domenica pomeriggio. Villiers-le-Bel, dipartimento della Val d'Oise, 20 chilometri a nord della capitale. Due adolescenti rubano una moto da cross (si trattava di mini moto e non di moto. nemmeno capaci a tradurre un articolo.... http://www.liberation.fr/actualite/societe/293669.FR.php) e, senza casco, attraversano i viali che costeggiano le case popolari. Nella zona chiamata La Tolinette, tagliano un incrocio, «senza dare la precedenza», dicono fonti del sindacato degli agenti. L'impatto con un'auto di pattuglia li lascia gravemente feriti sull'asfalto: moriranno in ospedale. Avevano 15 e 16 anni.

Il tam tam tra i ragazzi dei caseggiati popolari racconta di due adolescenti morti per colpa della polizia. A decine assediano il comissariato di Sarcelles armati di bottiglie molotov. A fuoco cassonetti dell'immondizia. In fiamme automobili e un garage. Il commissario che tenta di mediare con la folla viene aggredito e ferito. Il sindacato di polizia riferisce anche di colpi di pistola che sarebbero esplosi in direzione degli agenti. Dopo mezzanotte, tornata la calma, il bilancio: 21 feriti tra poliziotti e pompieri. La Direzione centrale della sicurezza pubblica già dopo l'incidente aveva tentato di spegnere l'incendio: «Ci dispiace per la morte di questi giovani - aveva dichiarato in una nota - ma sembra che siano stati sfortunatamente vittime di un incidente stradale». La ricostruzione ufficiale parla di un violento impatto sulla fiancata sinistra. Un cronista della France Press riferisce però di aver visto il parabrezza della volante fortemente danneggiato. Gli agenti ci tengono comunque a precisare: «Non c'è stato nessun inseguimento».

Storia diversa, vogliono sottolineare, da quella che a fine ottobre 2005 infiammò le banlieue e mise a dura prova l'allora ministro degli Interni e oggi presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy: due adolescenti di Clichy-sous-Bois morirono folgorati in una cabina dell'elettricità dove si erano rifugiati per sfuggire alla polizia. Seguirono settimane di scontri e violenze tra agenti e ragazzi dei sobborghi, esasperati dalla sortita dell'allora ministro Sarkozy che nella visita a un quartiere popolare li definì «feccia», e aggiunse che avrebbero dovuto essere lavati via con il Kärcher, la macchina per pulire le strade. Da quei ragazzi, che per le presidenziali della scorsa primavera si sono iscritti per la prima volta in massa alle liste elettorali, Sarkozy non ha avuto voti. Anzi. In molti sostengono che le periferie gliel'hanno giurata e aspettano solo l'occasione per riesplodere. Una doppia preoccupazione per il presidente che già deve vedersela con la protesta di universitari e sindacati.
 
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Grifoni*Ovunque
view post Posted on 26/11/2007, 12:43




Salgono a tre, in un mese, le vittime della polizia in Canada, e tutte e tre sarebbero state uccise da una scarica delle pistole elettriche Taser. E' in corso di accertamento la causa della morte di Robert Knipstrom, 36 anni, colpito dalla controversa arma che stordisce ma non dovrebbe uccidere. Il medico legale ha aperto un'inchiesta. Prima di lui e' toccato a un immigrato polacco, Robert Dziekanski, che ha perso la vita dopo una stoccata al Taser all'aeroporto di Vancouver. Un'altra inchiesta pende sulla morte di un 45enne. I tre decessi non hanno provocato al momento alcuna sospensione dell'uso delle Taser, definite da una commissione delle Nazioni Unite una ''potenziale forma di tortura'' che in certi casi ''puo' provocare la morte''.
 
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Lagartija*
view post Posted on 27/11/2007, 10:48




G8, identificati due dei poliziotti
autori delle telefonate choc


GENOVA - Sono stati identificati due dei poliziotti autori delle telefonate 'choc' registrate nela notte dell'irruzione nella scuola Diaz durante il G8 del 2001 a Genova. Si tratta di una poliziotta in servizio alla questura di Genova e un agente toscano gli autori di una delle telefonate choc (tra la sala operativa e gli agenti in strada) che hanno segnato la notte.

I due poliziotti sono stati individuati nel corso dell'indagine interna all'amministrazione scattata per decisione del capo della polizia, Antonio Manganelli.
Secondo quanto riportato dal quotidiano, l'agente ha detto: "Speriamo che muoiano tutte, quelle zecche"... "Tanto è già uno a zero per noi" è stata la risposta.

L'agente donna è in servizio a Genova e in questo momento è in congedo per motivi personali, mentre il poliziotto toscano faceva parte dei rinforzi inviati alla questura del capoluogo ligure.

(26 novembre 2007-repubblica.it)
 
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Grifoni*Ovunque
view post Posted on 29/11/2007, 08:57




Egitto - 28.11.2007
Tre poliziotti condannati a 7 anni di carcere per torture a prigioniero

Una corte egiziana ha condannato, ieri, un capitano della polizia e due suoi uomini della sicurezza a sette anni di prigione per aver causato la morte di un uomo che era stato torturato in varie occasioni. L'uomo ucciso è il carpentiere Nasr Abdullah, morto a giugno nel villaggio di Telbana, nei pressi di Mansoura, 110 chilometri a nord del Cairo. La sentenza segue quella di due settimane fa, quando altri due ufficiali di polizia sono stati condannati a tre anni di prigione per aver torturato un autista di minibus dopo il suo arresto.
 
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236 replies since 8/6/2007, 14:00   12989 views
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