CITAZIONE (Grifoni*Ovunque @ 6/3/2007, 13:29)
Ombra,
e' solo un intervista a tre ragazzi non ha certo la pretesa di essere un documento nel quale certe dinamiche possono essere venir analizzate con una certa "precisione", questo non toglie secondo me l'interesse su alcuni argomenti che emergono dall'intervista setssa.
Al contrario invece della miriade di banalita' ,di aspetti forvianti e soprattutto di ipocrisia che i media in generale hanno dato in pasto al grande pubblico, meglio chiamato all'utente di turno.
Ci sono delle premesse che sono quelle di sempre, il calcio non e' un giocattolo a parte e' parte integrante del sistema capitalista, dove lo spettacolo e' business prima di ogni altra cosa.
Questi anni sono stati un po' movimentati ma che cosa possono aver insegnato se non che il sistema calcio e' spesso basato sulla truffa, la corruzione, la frode, insomma tutti gli ingredienti tipici di ogni crisi capitalistica, perché di ciò in realtà si tratta, e non solamente di campionati il cui risultato finale (Moggi docet) e' in qualche modo predefinito.
Hanno fermato tutto per quanto? una due giornate e poi? nessun problema per la partita, del tifoso e della pssione possiamo fare a meno, c'è sempre la televisione con i suoi canali a pagamento, i suoi introiti, il suo baraccone mediatico e il pubblico incollato alla poltrona.
Torniamo a Catania, pochi giorni prima dei "fatti" il Sole 24(noto quotidiano rivoluzionario
) "premiava" Catania come come capoluogo dove si vive peggio in Italia, beh possiamo trascurare questo dato?
E' vero, la "tragedia" di Catania sarebbe potuto accadere ovunque, ma non in quel modo,..ma da quanto visto attraverso le immagini e attraverso i racconti emerge che a Catania c'e' stata una vera e propria guerriglia urbana, e quindi come non inserire e "paragonare" con le dovute distanze e differente le periferie "siciliane" a quelle francesi.
Anni or sono migliaia di giovani del sud si spostavano al nord (D'italia e non solo) in cerca di lavoro e spesso ci riuscivano, un bel po' di anni prima (i1913) per farti degli esempio si inizio' con 20mila giovani (quasi sempre meridionali ) mandati "liberamente" a lavorare nei lager delle miniere dell'est dell francia e del belgio.
Oggi lo stesso "capitale" che gli permetteva di poter lavorare a torino in Fiat (esempio) preferisce per ovvi e inscindibili motivi economici "trasferirsi in brasile piuttosto che in polonia piuttosto che come hai scritto tu in cina o in india.
Ecco qundi che quando parli di "immigrazione di massa" non puoi distaccarla dall'analisi del sistema stesso che la produce, non e' forse la poverta' che costringe gli uomini ad abbandonare la loro terra non e' la stessa poverta' che fa comodo a chi ha bisogno di ingente bisogno di manodopera a basso prezzo e sfrutta magari per altro le stesse terre di provenianza?
Sicuramente andato OT ma inevitabile
Da dove comincio... allora premetto (per correttezza) che non studio queste materie e parlo solo per quella che è la mia esperienza.
Le interviste dell' articolo "servono" a chiarire che gli scontri con la polizia non sono legati a problemi di tifo o di pallone. Siccome sui media a grande diffusione si leggono ipocrisie spaventose, dal punto di vista del "fare informazione" è già un bel passo avanti. Questo lo riconosco.
Però le "realtà impresentabili" che ai media nazionali si accusa di nascondere quì al contrario mi sembra vengano sopravvalutate e gonfiate di proposito per portare acqua alla tesi della crisi capitalistica vista come causa del dilagante degrado.
Ed è quì che ci si perde in un passaggio che non mi convince affatto.
Cioè abbiamo detto che gli scontri tra tifoserie e forze dell' ordine non dipendono da dinamiche sportive ma dinamiche di tipo sociale e di classe. E fin quì ben detto. Per me è ovvio, ma non è così per media importanti quindi giusto scriverlo e forse nemmeno così banale come sembra a me.
Dove però il discorso si fa artificioso e "casca l' asino" è quando mi si presenta questa classe sociale come una entità in crescita:
CITAZIONE
non sono sottoproletari residui di un qualche processo di modernizzazione destinati ben presto a estinguersi e neppure quote minimali di una qualche nuova forma di esclusione sociale radicale ma corpose avanguardie di una condizione sociale, culturale ed esistenziale, dei mondi contemporanei.
In queste tre righe, si sancisce un dogma, su cui ci basa per fare le valutazioni sucessive. Ma io non sono assolutamente d' accordo con questa idea, e quindi con le considerazioni che seguono.
avanguardie di una condizione sociale? Non direi proprio, io vedo persone che, per condizione sociale/familiare, non hanno avuto opportunità e provano rabbia di fronte ad un mondo che gli viene presentato (in televisione per esempio) come il paese del bengodi.
Vedo persone che vengono da scenari disastrosi e che si trovano inseriti in un sistema senza avere i requisiti di funzionamento che il sistema cerca di creare per chi è al suo interno, cioè una istruzione.
E' vero che l' immigrazione non si può distaccarla dal sistema in una analisi. D' altra parte è complessissimo parlarne ma il punto è che il sistema è chiuso quindi per funzionare ha bisogno di equilibrarsi. L' immigrazione produce questo equilibrio togliendo risorse a "noi" e spostandolo in aree che del capitalismo hanno conosciuto principalmente la faccia colonialista e sfruttatrice.
Per questo io vedo il sistema tutt' alltro che in crisi (se per crisi intendiamo qualcosa che ne possa comportare la sconfitta e il collasso) anzi è in espansione verso nuovi giganteschi mercati, cosa di cui ha bisogno per fare fronte alle sua principali vulnerabilità, e perciò direi che scoppia di salute.
La manodopera a basso costo tende a essere sostituita dalle apparecchiature tecnologiche perciò quello di cui il capitalismo avrà bisogno saranno professionalità qualificate.
Penso che una politica socialista, pur con i limiti della corruzione che inevitabilmente la accompagna tenda a raddrizzare il sistema la dove crea storture inaccettabili e, considerando archi di tempo lunghi, lo migliori.